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Ottobre,9,2024

Istat: la Regione Calabria ultima per servizi dedicati all'infanzia

Di seguito la nota diffusa dalla Uil – L’ISTAT ha presentato i risultati del censimento delle unità pubbliche e private che offrono servizi socio-educativi per la prima infanzia.
L’offerta comunale di asili nido è molto differenziata sul territorio: nelle regioni del Nord-est utilizza strutture pubbliche o finanziate dai Comuni il 18,4% dei bambini sotto i 3 anni, la percentuale scende leggermente nel Nord-ovest e nel Centro (16% e 17,8% rispettivamente), mentre si passa al 6,2% nelle Isole e al 3,9% al Sud.
L’indicatore regionale di presa in carico per 100 bambini residenti varia dal 24,82 % della Regione Trento, all’1,4 % della Regione Calabria, ultima in classifica, mentre il numero di posti per 100 bambini di 0-2 anni nei nidi a titolarità pubblica vede un forte divario tra il Nord al 15,3 % e il sud al 4%, con la Regione Calabria fanalino di coda all’1,8 %
Il servizio di asilo nido richiede una spesa media annua per bambino iscritto di 7.924 euro (circa 6.300 a carico dei Comuni e 1.600 pagati dalle famiglie). Per un nido comunale a gestione diretta i Comuni spendono mediamente in un anno 8.527 euro per ciascun bambino iscritto (più la quota a carico delle famiglie), se il nido è affidato a terzi si passa a 4.718, se il nido è privato e convenzionato a 3.252, mentre 1.296 è l’importo medio dei contributi generici alle famiglie.
ANOMALA in tal senso e la spesa media annua preventiva dal Comune di Reggio Calabria, nel recente bando per la gestione dei nidi comunali, per un importo di €. 11.474 per ciascun bambino, notevolmente superiore a quello medio praticato in Italia.
Dal rapporto emerge anche che la spesa comunale pro capite in rapporto al potenziale bacino di utenza varia dai 3.560 euro per bambino residente del Comune di Trento ai 31 euro per il Comune di Reggio Calabria, ai 57 Euro del Comune di Vivo Valentia e ai 67 euro del Comune di Catanzaro
Il rapporto riporta la posizione delle singole Regioni dal punto di vista della copertura territoriale complessiva da cui emerge l’importanza del settore privato nell’offerta complessiva. La Calabria complessivamente tra pubblico e privato garantisce appena il 10,1 per cento dei posti con una maggiore offerta privata rispetto a quella pubblica, infatti la quota dei posti comunali è di appena l’1,8 per cento mentre quella privata è pari all’8,2 per cento.
I valori rilevati indicano come siano insufficienti gli investimenti dei Comuni e della stessa Regione Calabria in strutture per la prima infanzia e confermano che solo grazie alle strutture private in Calabria si riesce a garantire un minimo di offerta in ambito comunale.
D’altronde, in Calabria, neanche l’approvazione della regolamentazione dei servizi educativi sembra aver fornito quell’impulso necessario a recuperare il gap esistente con le altre Regioni, probabilmente perché le Istituzioni, ai vari livelli, non hanno ancora compreso che questi servizi rappresentano palestre di opportunità, una sfida su cui investire e su cui non si fa abbastanza, basti pensare che a distanza di tre anni dall’emanazione della Legge regionale 29 marzo 2013, n. 15 la stessa risulta inapplicata.
Infatti la Regione Calabria si presenta inoperosa non avendo ancora attuato nessuno degli strumenti di programmazione previsti dalla normativa, in particolare ci riferiamo alle funzioni indicate dagli articoli 11 e 12 che prevedono l’approvazione del Piano triennale regionale dei servizi educativi e del programma annuale regionale per i bambini da zero a tre anni.
Ci auguriamo che nel prossimo futuro la Regione Calabria ponga in primo piano l’investimento sociale e pedagogico nella prima infanzia, acclamato che lo stesso e ritenuto oramai fondamentale e influente sugli esiti futuri nella vita dei bambini da zero a tre anni, un’occasione di sviluppo sociale, culturale e intellettuale e una grande opportunità di coesione sociale.

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