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Aprile,27,2024

INTERNISTI PREOCCUPATI: IL SSN RISCHIA DI SCOMPARIRE

In 10 anni il personale sanitario ha perso 30 mila unità, e nonostante gli investimenti adottati durante la pandemia il Ssn ha ancora un estremo bisogno di risorse e riforme per fermare il suo declino. Gli Internisti d’Italia si interrogano e lanciano un appello ai partiti politici alla vigilia delle elezioni governative. Giorgio Sesti e Dario Manfellotto sono i presidenti nazionali di Simi e Fadoi e credono occorra incrementare il Fondo sanitario, affrontare la carenza di personale e di posti letto, riformare la governance del Ssn dando maggiore centralità al Ministero della Salute, riorganizzare l’assistenza ospedaliera con l’aggiornamento del Dm 70, recuperare delle liste d’attesa e valorizzare la Medicina Interna. Queste alcune delle richieste che le due società scientifiche della medicina interna lanciano ai partiti. Gli internisti ospedalieri sono circa 10 mila e sono presenti in tutti gli ospedali italiani. 1478 strutture complesse di Medicina Interna tra pubblico e privato (di cui 360 reparti Covid), su un totale di 1004 ospedali.  Gli internisti gestivano 30 mila posti letto; poi il Covid li ha accresciuti fino a 40 mila. Solo nel 2020 hanno curato 218 mila pazienti Covid, un quarto del totale dei ricoveri in medicina interna, il 70% di tutti i ricoveri per Covid. Mancano all’appello 5 mila medici dipendenti del Ssn. “La carenza di personale rappresenta la principale emergenza per la nostra sanità” sottolineano i due medici. “Fa rumore e sembra eclatante l’affollamento dei reparti di Pronto Soccorso, ma quella è la punta dell’iceberg. Il sistema si blocca se uno o più ingranaggi rallentano: se il territorio non fa filtro ai ricoveri, se i reparti non dimettono perché le strutture di riabilitazione e i reparti di post acuzie non ricevono i dimessi dall’Ospedale, se il domicilio non accoglie”. Sesti e Manfellotto chiedono di trasformare la Medicina Interna da disciplina a ‘bassa’ a ‘media’ intensità di cura. Oggi l’assistenza prestata ha una intensità di cura notevolmente superiore con peso medio dei DRG superiore a 1.30 e in molti casi anche fino a 1.45-1.50. Questo significa che i pazienti ricoverati in Medicina interna hanno sempre condizioni cliniche gravi e di difficile gestione, con esigenze assistenziali molto complesse. “I partiti devono affrontare seriamente il tema della sanità che a parte qualche slogan o proposta fumosa è fuori dai radar del dibattito, come se l’emergenza Covid fosse un lontano ricordo, le liste d’attesa non fossero lunghissime, la carenza di personale non fosse una realtà e la necessità di riforme non fosse impellente” ragionano Sesti e Manfellotto. Nel corso del 2020 i reparti di Medicina Interna hanno perso circa 650 mila ricoveri di malati complessi. Nel 2021 il numero era stato in parte recuperato ma le successive ondate di Covid hanno di nuovo rallentato e ostacolato i ricoveri. E anche per il 2022 i numeri non sono incoraggianti a causa delle ondate Omicron.

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