Omicidio colposo plurimo e naufragio colposo per la morte di quattro migranti avvenuta il 30 agosto scorso nell’esplosione della barca a vela al largo delle coste crotonesi. Sono le accuse da cui devono difendersi 4 finanzieri di Crotone, due dei quali rimasti feriti nella tragedia avvenuta al largo di Steccato di Cutro. 5 ore è durato l’incidente probatorio che doveva cristallizzare e acquisire agli atti le testimonianze di sette migranti che erano a bordo, per ricavarne elementi utili a ricostruire la dinamica dell’incidente. I sette sono comparsi in aula e hanno raccontato quei momenti. Le versioni fornite avrebbero concordato su due punti. Il primo è che c’è stato un rabbocco di carburante prima dell’esplosione, il secondo è che l’esplosione è avvenuta a centro barca. Rispondendo alle domande del pm Pasquale Festa, è emerso che dopo quasi due ore di navigazione il motore si è spento all’altezza delle coste di Isola Capo Rizzuto. A quel punto i due finanzieri che erano a bordo del veliero hanno provato a riaccenderlo ed hanno proceduto ad un rabbocco di carburante con l’aiuto di uno dei migranti deceduti. Dopo un primo tentativo andato a vuoto, si è deciso di trainare l’imbarcazione. Durante il traino è stato fatto ripartire il motore, ma qualche minuto dopo c’è stata l’esplosione, avvenuta nella parte centrale della barca, quindi non a poppa, dove si trova il motore. Dopo l’esplosione si è sviluppato l’incendio e successivamente è avvenuta un’altra esplosione. Un dato importante, perché il gasolio non è un carburante che esplode. Alcuni migranti hanno riferito di avere sentito, sottocoperta, odore di benzina ed altri hanno indicato la presenza di una bombola di gas e di un fornello da cucina. I sette extracomunitari hanno sottolineato come i finanzieri si siano prodigati per salvare i migranti caduti in mare. Adesso sarà recuperato il relitto. Dal suo esame potranno arrivare altri indizi sulle cause dell’esplosione.
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