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Crotone
Maggio,20,2024

‘NDRANGHETA, CONDANNE PER 162 ANNI AL PROCESSO MALAPIANTA E INFECTIO

Trent’anni di reclusione per Alfonso Mannolo, di San Leonardo di Cutro. E’ la sentenza emessa dal Tribunale di Crotone nei confronti del presunto boss di ‘ndrangheta, imputato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel processo scaturito dalle operazioni “Malapianta” ed “Infectio”. Si tratta di due operazioni condotte nel 2019 dalla Guardia di finanza di Crotone e coordinate dalla Dda di Catanzaro da cui sono emerse le estorsioni che sarebbero state messe in atto dalla cosca Mannolo, collegata ai Grande Aracri di Cutro, ai danni di imprese della zona al confine tra le province di Crotone e Catanzaro, ed in particolare di villaggi turistici, ai titolari dei quali veniva chiesto il pizzo anche attraverso minacce di morte. L’indagine della Guardia di finanza aveva preso le mosse da una denuncia presentata dall’imprenditore Giovanni Notarianni, titolare del villaggio Porto Kaleo di Cutro, che si è ribellato alle estorsioni. Il Tribunale, presieduto da Massimo Forciniti, ha accolto la richiesta di condanna che era stata avanzata a carico di Alfonso Mannolo dal sostituti procuratori della Dda Pasquale Mandolfino ed Andrea Buzzelli. Diciannove anni di reclusione, sempre per associazione mafiosa, sono stati comminati a Remo Mannolo, figlio di Alfonso, per il quale l’accusa aveva chiesto trent’anni. Dei 28 imputati del processo, ne sono stati condannati 19, per un totale di 162 anni di carcere, mentre gli assolti sono stati 9. Oltre a quelle a carico di Alfonso e Remo Mannolo, le condanne più pesanti riguardano gli imputati per associazione mafiosa Francesco Falcone (16 anni), Giuseppe Benincasa (17 anni e 2 mesi) ed Antonio De Franco (13 anni) mentre è stata riconosciuta colpevole di traffico di droga e detenzione illegale di armi, con conseguente condanna ad 11 anni, Antonella Bevilacqua. Il Tribunale ha disposto anche che gli imputati condannati risarciscano le parti civili costituite nel processo, tra cui i Comuni di Cutro e Perugia, la Regione Calabria, l’Unicredit ed i titolari del villaggi turistici vittime delle estorsioni.

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