Migranti, la stretta col nuovo decreto del governo di destra

Pene fino a trent’anni per chi organizza, finanzia, programma e gestisce il traffico dei migranti. Reato perseguibile in Italia anche se compiuto in acque internazionali. Riapertura dei flussi regolari perché i migranti devono sapere che non conviene pagare gli scafisti e rischiare di morire ma in Italia si può arrivare regolarmente. E nessuna modifica alle norme sul soccorso in mare perché l’Italia ha fatto il possibile. È la sostanza del nuovo decreto approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri che si è riunito a Cutro. Dopo giorni di attacchi e polemiche dure, Giorgia Meloni scende in campo con il sottosegretario Mantovano e i Ministri Lollobrigida, Nordio, Piantedosi, Salvini e Tajani. Insieme a tenere la conferenza stampa. In sala gli altri Ministri. Provvedimenti che aprono all’accoglienza di migranti regolari — con il decreto flussi — e chiudono a quelli irregolari, mirando anche all’eliminazione dei permessi di protezione speciale, fermo restando il diritto di asilo per i profughi, che sono altra cosa rispetto ai migranti economici. “Questa tragedia – dice il premier – dimostra che non c’è politica più responsabile di quella finalizzata a rompere la tratta degli esseri umani. L’unico modo per far sì che tragedie così non accadano mai più è fermare gli scafisti. Gente che si fa dare 9 mila euro per un viaggio come quello per Cutro”. Di modifiche alla macchina dei soccorsi il decreto non si occupa. Invece aumenta i centri per i migranti e prevede il commissariamento per quelli mal gestiti. Tra le altre misure l’aggravio di sanzioni per il caporalato. “Gli imprenditori agricoli possono perdere finanziamenti se usano forza lavoro irregolare” spiega il ministro Lollobrigida. I giornalisti chiedono infine perché non sia andata a trovare i familiari delle vittime. Palazzo Chigi fa sapere che saranno invitati a Roma.