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Ottobre,4,2024

FILIPPONE E GRAVIANO MANDANTI DELL'UCCISIONE DEI 2 CARABINIERI FAVA E GAROFALO

I mandanti dell’omicidio dei carabinieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo, trucidati nei pressi dello svincolo di Scilla il 18 gennaio 1994, sono Rocco Santo Filippone, organico al clan Piromalli di Gioia Tauro, e Giuseppe Graviano, capomafia del mandamento di Brancaccio, a Palermo. Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, non ha dubbi: negli anni ‘90 c’era un piano per destabilizzare l’Italia ma a portarlo avanti non è stata solo “Cosa Nostra”. Anche la ‘ndrangheta ha fatto la sua parte. Per questo motivo, la Squadra Mobile di Reggio Calabria ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei due uomini d’onore. I boss Filippone e Graviano sarebbero anche i mandanti dei due agguati che nei giorni successivi all’omicidio di Fava e Garofalo costarono caro ad altri quattro carabinieri, Bartolomeo Musicò e Salvatore Serra, feriti alla periferia sud di Reggio Calabria il 1 febbraio 94, e Vincenzo Pasqua e Salvo Ricciardo, rimasti miracolosamente illesi dopo un attentato subito il 1 dicembre del ’93. Tutti delitti – ha svelato l’indagine della distrettuale – che fanno parte della strategia di attacco allo Stato. Prima arrivano gli attentati costati la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, poi ci si sposta ne continente. E non solo a Firenze, Roma e Milano. C’è stata una tappa calabrese nella strategia degli “attentati continentali”, concordata dai vertici delle mafie tutte. Un piano funzionale alla costruzione dello Stato dei clan. A 23 anni dall’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo e dal ferimento rimasto senza perché dei loro quattro colleghi, si ricompone in un quadro inquietante quello che all’epoca fu considerato un delitto da balordi. I magistrati hanno ascoltato boss, pentiti, hanno fatto sopralluoghi, cercato riscontri, incrociato informative. Elementi sparsi che oggi trovano unità in un quadro inquietante che tiene insieme mafia e ‘ndrangheta, servizi segreti deviati, massoneria e galassia nera. Tutti responsabili – affermano i magistrati di Reggio Calabria – di aver tentato di sovvertire l’ordine repubblicano in Italia.

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