In situazioni particolarmente critiche come quella dell’ultradecennale commissariamento della sanità della regione Calabria, lo Stato non può limitarsi a un “mero avvicendamento del vertice, senza considerare l’inefficienza dell’intera struttura sulla quale tale vertice è chiamato a operare in nome dello Stato”. Cosi la Consulta ha dichiarato parzialmente incostituzionale quell’intervento. In particolare è incostituzionale non avere previsto che al fabbisogno dell’Ufficio del Commissario doveva provvedere “direttamente lo Stato” con personale esterno. Secondo questa sentenza, con la riforma del Titolo V della Costituzione il potere sostitutivo dello Stato deve essere “utile” e quindi si giustifica solo se garantisce effettivamente le esigenze unitarie della Repubblica. Altrimenti, si rischia di produrre più diseguaglianze e privazioni in una Regione che già sconta condizioni difficili. Occorre un intervento che comporti una prevalente sostituzione della struttura inefficiente con personale esterno altamente qualificato e fornito direttamente dallo Stato, in modo da evitare anche ogni possibile condizionamento ambientale. Nella medesima pronuncia la Corte ha intimato anche l’approvazione di un nuovo piano di rientro presentato dalla Regione.