In seguito all’impiego delle cosiddette aree teatrali, nelle quali si svolgevano riti nell’età omerico-micenea, nacque in Grecia, a partire dal VI sec. a.C., il vero e proprio Teatro destinato alle rappresentazioni. Marina di Gioiosa Jonica nell’antichità sorgeva tra due importanti centri di epoca greca come Locri e Caulonia. Si può ipotizzare, analizzando gli studi archeologici effettuati su quell’area, che in epoca romano-imperiale fosse un centro abitato dotato di servizi e con attività di scambio con il territorio. Faceva parte del nucleo urbano un Teatro, scoperto casualmente nel 1882, che fu oggetto di scavo fino al 1925. Risalente al I sec.a.C., è ipotizzabile una seconda fase costruttiva al IV sec.d.C. È interessante dal punto di vista costruttivo per via di alcune particolarità tecniche. I problemi di acustica, certamente presenti in un teatro con poca elevazione e su un sito privo di colline, vengono risolti mediante l’uso di “vasi di risonanza”. Si ipotizza che il frons scaenae (fondale dipinto che è l’antenato delle scenografie) fosse in origine ornato da intonaco dipinto poiché ne restano frammenti. In Calabria fino ad oggi non sono stati documentati edifici analoghi e, pertanto, i resti della piccola struttura teatrale di Marina di Gioiosa Jonica costituiscono un’importante testimonianza archeologica meritevole di essere oggetto di lavori di conservazione e consolidamento. Il Teatro Romano è ubicato nel centro edificato di Marina di Gioiosa. Esso per conformazione e struttura si configura come una tipologia di teatro di transizione fra l’architettura teatrale greca e quella latina. Oggi le strutture superstiti del teatro, realizzate in muratura di laterizi e in muratura in pietra ad opus incertum spesso depredate per utilizzare i materiali in altre edificazioni, sono essenzialmente quelle appartenenti alla cavea, alla scena, ai vomitori. Le strutture murarie presentano ampie superfici coperte da intonaci originali che lasciano a tratti intravedere brani di affreschi. La cavea si apre in direzione del mare, ha una scarsa pendenza e in origine era un emiciclo perfetto: di essa restano otto ordini di sedili costituiti da bassi muretti in opera incerta coperti da intonaci su entrambe le facce; quattro scale la suddividono in cinque settori. Restano chiaramente leggibili le strutture che compongono la scena costituita da vari ambienti: la scena vera e propria, i due parasceni che la delimitano lateralmente, il postscenium. La parete che sorregge la scena, costruita in laterizi, presenta un alternarsi di nicchie semicircolari e rettangolari che ospitavano vasi fittili con la funzione di cassa armonica per diffondere parole e suoni (echeia, o vasi risonanti), con la stessa funzione dei tubi fittili inseriti nel parapetto del balteum davanti alle gradinate della cavea. Due “vomitora” (corridoi laterali) infine, posti frontalmente all’estremità del teatro, danno accesso all’orchestra attraverso due vestiboli originariamente coperti da strutture voltate oggi crollate. Di essi rimangono le strutture verticali con l’imposta della volta. Verranno eseguiti il diserbo manuale dell’area e saggi di scavo per l’individuazione dei piani di giacitura originari, effettuate indagini mirate sulle malte di allettamento e degli intonaci per individuarne, con analisi di laboratorio, le caratteristiche cromatiche e materiche, sulle cui risultanze si procederà con gli interventi di restauro e consolidamento conservativo.
Il restauro conservativo delle strutture murarie e degli intonaci, a fronte della tipologia di degrado riscontrata, prevede essenzialmente la rimozione dei materiali a base cementizia e la loro sostituzione con materiali a base di calce, il consolidamento dei giunti, la protezione delle creste murarie, il rifacimento dei cordoli perimetrali di contenimento degli intonaci e il ristabilimento dell’adesione tra questo e la superficie muraria, la pulitura finale. Le opere per consentire la fruizione in sicurezza del teatro e la sua valorizzazione prevedono la realizzazione di staccionate in croce di S. Andrea a protezione della cavea, di una nuova rampa di accesso all’area percorribile anche da disabili su sedia a ruote, l’installazione di un pannello didattico esplicativo e infine la realizzazione di un impianto di illuminazione dell’area da collegare all’illuminazione pubblica. È inoltre prevista la pubblicazione scientifica e divulgativa dei risultati dell’intervento a confronto con analoghe esperienze di restauro, studi e ricerche interdisciplinari sul teatro antico.