In Italia, il numero degli asili nido non riesce a soddisfare le esigenze delle famiglie. Un dato sconcertante emerge dal recente Report ‘Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia nell’anno educativo 2021/2022’ dell’Istat, che evidenzia che solo la metà degli asili nido può accogliere i bambini in lista d’attesa. Questo scenario rende ancor più critica la situazione considerando che solo il 9,4% di tali strutture prevede l’esenzione totale della retta basandosi sulle condizioni economiche delle famiglie.
A livello territoriale, sono ancora ampi i divari dell’offerta educativa che potrebbero essere attenuati grazie agli investimenti previsti dal PNRR e alle recenti politiche di ampliamento e di perequazione.
Il Centro-Italia e il Nord-est in media hanno una copertura dei posti ben superiore al 33% dei bambini residenti (36,7% e 36,2%, rispettivamente), il Nord-ovest è prossimo all’obiettivo (31,5%), ma il Sud e le Isole, seppur in miglioramento, sono ancora lontani (16,0% e 16,6% rispettivamente).
A livello regionale l’Umbria è la regione con il più alto livello di copertura (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). La Toscana, il Friuli Venezia Giulia e il Lazio si attestano sopra la soglia del 33% (38,4%, 36,8% e 36,1%). Di contro, fra le regioni del Sud, restano ancora al di sotto del 15% Campania, Sicilia e Calabria (11,7%, 13% e 14,6% rispettivamente), mentre la Sardegna con il 32,5% fa registrare il livello più alto.
I capoluoghi di provincia hanno una copertura media del 35,3%, mentre i Comuni non capoluogo, nel loro insieme, hanno una copertura di posti inferiore di ben dieci punti percentuali (24,9%).
Un elemento preoccupante emerso dallo studio è la disparità nell’accesso ai servizi per l’infanzia, soprattutto per i bambini appartenenti a famiglie monoreddito e con livelli di istruzione più bassi. Nonostante il 9,4% di esenzione totale della retta, i dati mostrano che tali famiglie hanno molte meno possibilità di accedere a tali servizi essenziali.
L’Italia si trova al di sotto della media europea, con meno del 30% dei bambini al di sotto dei 3 anni che trova collocazione nei servizi educativi specifici per la prima infanzia, rispetto al 37,9% della media dell’Unione Europea. Paesi come la Francia e la Spagna superano il 50%, mentre l’Olanda e la Danimarca raggiungono livelli impressionanti del 74,2% e 69,1% rispettivamente.
Sebbene si registri un leggero incremento nella percentuale di copertura dei posti tra 0 e 2 anni nel 2021/2022 rispetto all’anno precedente, il paese è lontano dall’obiettivo europeo del 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030. La sfida è ancor più evidente considerando che, nonostante la ripresa dell’offerta di nidi con un aumento di 1.780 posti dopo la pandemia, le richieste di iscrizione rimangono in gran parte insoddisfatte, soprattutto al Mezzogiorno.
La spesa dei Comuni per i servizi all’infanzia è aumentata del 16,9% nel 2021, raggiungendo la cifra di un miliardo 569 milioni di euro. Tuttavia, solo il 16,7% di questa spesa viene rimborsato dalle rette pagate dalle famiglie, evidenziando la necessità di una maggiore copertura finanziaria per garantire l’accesso equo e universale ai servizi educativi per la prima infanzia in Italia.