Dalla Ribolla del Friuli Venezia Giulia al Cirò della Calabria, dal Grillo di Sicilia al Nebbiolo del Piemonte, sono i vini autoctoni ad aumentare di più le vendite nel 2022. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti che nel proprio stand al Vinitaly ha esposto le bottiglie dei 15 vini che in Italia sono cresciuti maggiormente nei consumi, sulla base dei dati che evidenziano “la svolta patriottica nel bicchiere”. Insomma, Coldiretti li chiama vini sovranisti. Bianchi, rossi e spumanti autoctoni coprono tutta la gamma dell’offerta a disposizione dei consumatori con la Ribolla che si piazza al primo posto con una crescita del +12,2% in valore, il Muller Thurgau del Trentino Alto Adige segue al secondo posto con +10%, mentre in terza posizione troviamo il Vermentino di Sardegna, Toscana e Liguria che segna un +9,9%. A seguire, trainano la crescita del valore dei consumi il Grillo di Sicilia, il Valpolicella Ripasso del Veneto, la Vernaccia della Toscana, il Pinot nero che è l’unico vitigno internazionale entrato in classifica. Nella parte bassa della classifica dei “magnifici 15”, ma sempre in crescita, ci sono il Nebbiolo di Piemonte e Lombardia, il Sagrantino dell’Umbria, il Soave del Veneto, il Negroamaro di Puglia e il Cirò di Calabria. Il successo dei vini autoctoni – continua Coldiretti – è in netta controtendenza rispetto all’andamento complessivo delle vendite di vino che nell’ultimo anno fanno segnare in media una frenata. “Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione” ha affermato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti. “Il vino è un patrimonio del Made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale contro allarmismi e campagne di paura che non hanno senso se si opta per un consumo responsabile e di qualità”.
