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Crotone
Gennaio,12,2025

UN MILIONE DI EURO PER UN IMPIANTO SOLARE MAI UTILIZZATO: TRE INDAGATI

Quasi un milione di euro di fondi comunitari spesi per la realizzazione di un impianto solare mai utilizzato ed inutilizzabile. Tre persone sono a giudizio, per la vicenda, davanti alla Corte dei Conti in Calabria. Nei giorni scorsi i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro, su ordine della procura regionale della Corte dei Conti per la Calabria, hanno notificato tre inviti a dedurre, emessi in relazione a un danno erariale pari a 967.310,13 euro. A tanto ammonterebbe il danno sofferto dall’azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia che il sostituto procuratore regionale, Maria Gabriella Dodaro, nell’ambito dell’operazione “Solleone” delle Fiamme Gialle, contesta a due dipendenti pubblici (un funzionario e un dirigente di rango generale) nonché a un professionista, consulente esterno dell’Asp di Vibo Valentia, in relazione alla realizzazione dell’opera. Al centro delle indagini la realizzazione abusiva di un impianto termodinamico a concentrazione solare per la produzione di energia termica ed elettrica (progetto “Prometeo”, finanziato con fondi strutturali europei) che avrebbe dovuto servire l’ospedale di Tropea (VV) producendo significativi risparmi energetici. L’opera, che era ritenuta di notevole interesse pubblico, sarebbe stata realizzata, senza le dovute autorizzazioni, in un’area gravata da vincoli paesaggistici e sismici. Di qui l’adozione, da parte del Comune di Tropea, di un ordine di demolizione e rimessa in pristino dei luoghi, con conseguente inutilizzabilità dell’impianto realizzato, che infatti non è mai stato collaudato e attualmente versa in stato di totale abbandono. L’opera, costituita da 35 “ombrelli” fotovoltaici (concentratori solari) per la produzione di energia elettrica e da 4 apparati a cogenerazione, è stata realizzata in assenza dei permessi a costruire del Comune di Tropea e senza la denuncia dell’esecuzione dei lavori al Genio Civile. L’impianto non era comunque omologabile in quanto costruito in difformità rispetto alle norme tecniche per i manufatti in cemento armato senza autorizzazione paesaggistica e valutazione sismica.

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