Vendevano online auto, trattori, scavatori, scooter. Ma tutti i beni erano in realtà inesistenti. Per questo 18 persone sono state arrestate – 8 ai domiciliari – nell’ambito dell’operazione “Nassa 3.0” condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi. I provvedimenti sono stati firmati dal gip Manuela Morrone su richiesta dei pm Giorgio Panucci e Salvatore Rossello. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, sostituzione di persona e trattamento illecito dei dati personali. Tutti, secondo i pm, appartenevano a un sodalizio criminale operante sui versanti ionico e tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Secondo gli inquirenti, gli arrestati avrebbero utilizzato una serie di ingegnosi stratagemmi per “coprire” le proprie effettive identità e un modus operandi organizzato e complesso attraverso il quale gli acquirenti si sarebbero convinti della genuinità della compravendita. Le vittime versavano l’importo su carte ricaricabili o conti bancari risultati intestati ad alcuni indagati, senza però poi ricevere i beni. La truffa, dal 2016 al 2018, avrebbe fruttato oltre 200mila euro a fronte di oltre 85 episodi individuati. Numerosi sono i rapporti finanziari, conti correnti, carte di credito, debito e prepagate, utilizzati per far confluire le somme versate dalle vittime. Ancora più numerosi gli apparecchi telefonici, le utenze e le sim card impiegati per la conduzione e l’esecuzione delle trattative e per lo scambio di informazioni finalizzate all’inserimento degli annunci sulle diverse piattaforme di e-commerce utilizzate e ritenuti fittizi dagli investigatori. Il gip ha evidenziato l’esistenza di un pericolo attuale e concreto di reiterazione dei delitti. Secondo gli investigatori, infatti, ci sarebbe stata una sorta di sistematicità delle condotte messe in atto dall’organizzazione in grado di rinnovarsi e proseguire nell’attività illecita. Gli arresti sono stati eseguiti a Siderno, Gioiosa Ionica, Mammola, Locri, Anoia, Galatro e Giffone e uno in provincia di Modena. La Polizia postale ha sequestrato materiale informatico ritenuto utile per le indagini.