“Un settanta milioni da girare, non so se in dollari o in euro, mi servirebbe fare delle fatture”. Così intercettato un presunto appartenente della cosca della ‘ndrangheta Morabito-Palamara-Bruzzaniti parlava con Cosimo Vallelonga, storico boss della mafia calabrese in Lombardia, arrestato nel maxi blitz della Dda di Milano su un traffico di rifiuti e altri reati, parlava nel 2018 di una “grossa ditta” che “aveva bisogno di far ‘girare’ un’enorme cifra di denaro” con un sistema di false fatturazioni. Il particolare emerge nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Alessandra Clemente, su richiesta dei pm Paola Biondolillo e Adriano Scudieri, nell’inchiesta del Gico della Gdf e della Squadra mobile di Lecco. Stando agli atti, Vallelonga, una volta scarcerato dopo essere rimasto coinvolto in importanti operazioni anti-‘ndrangheta come il blitz ‘Infinito’ del 2010, avrebbe ripreso a guidare il clan dal suo negozio ‘Arredo mania’, un mobilificio di La Valletta Brianza (Lecco). Dall’intercettazione sui “70 milioni” emerge, scrive il gip, la sua disponibilità “a mettere a disposizione la sua caratura criminale, le sue conoscenze e in definitiva” il suo “capitale mafioso”. E Vallelonga, infatti, si sarebbe impegnato “per risolvere il problema” postogli dal presunto affiliato al clan calabrese.
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