Questa notte torna l’ora legale, in pratica avremo 60 minuti di luce in più, ma dormiremo un’ora in meno.
L’idea dell’ora legale la ebbe Benjamin Franklin, che un giorno, alzandosi alle sei del mattino, vide con sorpresa il sole alto e la città ancora a letto. Così nel 1784 scrisse una lettera dal titolo «An Economical Project for Diminishing the Cost of Light» al direttore del Journal de Paris: suggerì ai parigini di abbandonare le loro abitudini e di svegliarsi prima la mattina per non sprecare la luce naturale e risparmiare sul consumo delle candele. Calcolò in 30mila tonnellate la montagna di cera necessaria nelle case dei centomila cittadini dal 20 marzo al 20 settembre.
Da tempo si discute se il cambio dell’ora provoca disturbi, in uno studio austriaco si è visto come nella settimana successiva al cambio primaverile ci sia un aumento del tasso di mortalità giornaliero di circa il 3% mentre nessun cambiamento significativo è stato osservato dopo il ritorno all’ora solare.
Ci sono diversi ritmi naturali di sonno e veglia, identificati in base al proprio orologio biologico interno, il cronotipo identifica tre gruppi di persone: normali, gufi, rappresentato dal 20% della popolazione che preferisce andare a letto e svegliarsi tardi, e allodole, meno del 10%, abituata a coricarsi ed alzarsi presto.
La categoria dei “gufi” soffre molto il cambio di orario perché deve faticare ancora di più per svegliarsi un’ora prima.
Anche gli anziani e i bambini hanno difficoltà, essendo categorie abituate ad avere orari fissi che scandiscono la giornata, come quelli per mangiare e per riposare.
E per l’abitudine a rispettare gli orari soffrono anche gli animali.