La Procura generale di Reggio Calabria ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza con cui la Corte d’appello, nello scorso mese di ottobre, ha ridotto da 13 anni e due mesi ad un anno e sei mesi di reclusione la condanna che era stata inflitta in primo grado dal Tribunale di Locri a Mimmo Lucano, oggi euro parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, per i presunti illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti a Riace, comune in cui lo stesso Lucano é tornato a fare il sindaco.
Nel processo di secondo grado Lucano é stato assolto da tutti i reati per i quali era stato condannato in primo grado, ad eccezione di un singolo episodio di presunto falso.
Per la condanna che gli é stata comminata in appello gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, difensori di Lucano, hanno presentato anche loro ricorso in Cassazione.
L’iniziativa della Procura generale non riguarda i reati di associazione per delinquere, quattro episodi di peculato e due falsi, per i quali l’assoluzione di Lucano è ormai definitiva, ma riguarda gli episodi di truffa aggravata, abuso d’ufficio e un falso contestato all’europarlamentare.
Secondo l’avvocato generale, Adriana Costabile, ed i sostituti procuratori generali Antonio Giuttari e Adriana Fimiani, la Corte d’Appello, nella sua sentenza, ha “dichiarato erroneamente inutilizzabili le intercettazioni disposte dalla Procura di Locri.
L’europarlamentare di Alleanza verdi e Sinistra ed attuale Sindaco di Riace Mimmo Lucano, in merito al ricorso in Cassazione presentato dalla Procura generale di Reggio Calabria ha dichiarato:
“Sono sereno rispetto al ricorso in Cassazione presentato dalla Procura generale, che aveva tutto il diritto di impugnare la sentenza assolutoria, così come i miei legali hanno provveduto a impugnarla nella parte in cui la Corte d’appello mi aveva condannato per una ipotesi molto residuale di falso contestato, una cosa, comunque, – ha aggiunto Lucano – è già chiara: la Procura generale ha condiviso, e questo per me è motivo di soddisfazione, l’assoluzione pronunciata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria per le gravi ipotesi di reato che mi erano state contestate quali l’associazione per delinquere, il peculato, l’abuso d’ufficio e alcune ipotesi di falso collegati alla mia attività di sindaco. Per questi addebiti, infatti, la Procura generale non ha fatto impugnazione, per cui l’accertamento giudiziale della mia innocenza è divenuto definitivo”.