Con i 18 arresti dell’operazione “Dooms Day 2”, gli inquirenti ritengono di aver dato un colpo mortale alla cosca piu’ potente di Cosenza, dopo gli arresti che avevano fiaccato i fronti criminali legati ai Rua’, ai Lanzino e ai Cìcero. La cosca, indebolita dall’arresto del boss Maurizio Rango, si era formata sulle ceneri di scontri e guerre, raccogliendo elementi dei clan scomparsi, come quello dei Bruni, i “Bella Bella”, potenti negli anni ’90, e innestando elementi delle famiglie “zingare”, che si erano legati alla cosca con comparaggi e matrimoni. Il riassetto finale fu compiuto con l’uccisione di Luca Bruni, il piu’ giovane dei figli di bella Bella, Francesco Bruni, storico capo mafia. Luca doveva prendere il posto di suo fratello Michele, ma cadde in un tranello, nel gennaio del 2012, e fu ucciso, nelle campagne di Orto Matera, a Castrolibero, a pochi km da Cosenza. Da allora in poi accordi e alleanze furono fatti e disfatti. I nomi dominanti di oggi sono quelli dei Bevacqua, Bevilacqua, Abruzzese (con una o due “B” cambiate ad arte per disorientare gli inquirenti). Tutti individuati e messi in galera grazie al pentimento di Adolfo Foggetti, che ha rivelato organigrammi, equilibri e obiettivi della cosca. Negli ultimi anni la cosca Rango ha taglieggiato commercianti ed imprenditori, grazie a minacce e intimidazioni. Ma e’ stata importante per il bilancio economico della cosca l’attenzione data al traffico di droga gestito insieme alle cosche cassanesi. Ora, l’attenzione degli inquirenti si sposterà sulle nuove leve, che si faranno avanti per colmare i vuoti lasciati dagli arrestati. Sperando che non scoppi una nuova guerra di mafia per il controllo del territorio. Proprio nei giorni scorsi, a Paola, si è ripreso a sparare fra clan rivali, interessati a colmare il vuoto determinato dai recenti arresti. E Paola è una delle aree su cui si era allungata la longa manus della cosca degli zingari.