Capodanno amaro per i braccianti della tendopoli di San Ferdinando. A meno di un mese di distanza dal rogo che è costato la vita al diciottenne Suruwa Jaithe, un nuovo incendio ha divorato diverse tende nella baraccopoli in cui ogni anno trovano riparo i braccianti che affollano la Piana di Gioia Tauro nella stagione degli agrumi. Secondo le prime ricostruzioni, il rogo sarebbe iniziato attorno alle 20. Le fiamme sarebbero partite da uno dei bracieri o dei falò che i braccianti accendono per scaldarsi. Tra le baracche, coperte da teloni di plastica per tentare di ripararle dal freddo e dalla pioggia, negli ultimi giorni caduta senza tregua nel reggino, il fuoco si è propagato rapidamente. Nonostante i migranti abbiamo tentato di domare le fiamme con secchi e recipienti di fortuna pieni d’acqua, in pochi minuti, almeno una quindicina di tende sono state divorate dalle fiamme, ma fortunatamente tutti gli abitanti del ghetto sono riusciti a mettersi in salvo. Allertate dai migranti, nel giro di pochi minuti sono arrivate le squadre dei vigili del fuoco che hanno domato l’incendio. Ma l’aria nel ghetto rimane irrespirabile, l’acqua delle autopompe ha trasformato le strade di terra della baraccopoli in fiumi di fango e nel rogo almeno 100 persone hanno perso il rifugio che chiamavano casa e tutti i loro averi. Per questa notte, i più hanno trovato riparo in altre baracche del ghetto, ospiti di amici o conoscenti. Ma si tratta solo di una soluzione d’emergenza e domani all’alba dovranno trovare altra sistemazione. Si tratta dell’ennesimo incendio che flagella la tendopoli di San Ferdinando, quest’anno affollata anche da tutti quei migranti espulsi dal circuito dell’accoglienza a causa del decreto Salvini. Meno di un mese fa, sempre a San Ferdinando ha perso la vita in un rogo il diciottenne gambiano Suruwa Jaithe. Arrivato in Italia da minorenne, era ospite dello Sprar di Gioiosa Jonica, ad una cinquantina di chilometri da San Ferdinando, ma sapeva che nel giro di qualche mese avrebbe dovuto lasciarlo. Al ghetto ci andava spesso per incontrare amici e connazionali, ma non è escluso – ha raccontato chi lo conosceva -che stesse tentando di trovare una sistemazione alla luce di un futuro incerto. L’ultima visita però gli è stata fatale. Dalla sua tenda, Suruwa non è mai uscito e quando i soccorsi sono arrivati per lui non c’era più nulla da fare. Da tempo Regione, prefettura e Comuni dell’area promettono di smantellare la tendopoli e di recente è stato annunciato un percorso per favorire l’inserimento abitativo dei braccianti nei Comuni della Piana, con tanto di fondo regionale a garanzia di chi mette la propria abitazione a disposizione. Ma al momento tutto rimane sulle carte dei protocolli.