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Novembre,23,2024

Nocera Terinese, stop al rito della flagellazione, vietati i ‘vattienti’

La processione dei vattienti, rito del periodo pasquale divenuto celebre in tutta Italia che si svolge a Nocera Terinese, piccolo comune del Catanzarese, quest’anno non si farà.
Lo ha deciso la Commissione straordinaria che governa il Comune che l’ha vietata per motivi di salute pubblica.
“La pratica dello spargimento di sangue per le vie cittadine – è scritto nell’ordinanza della commissione – unita all’apposizione dello stesso sulle mura degli edifici è in assoluto contrasto con le primarie esigenze di tutela della salute pubblica e salubrità dell’ambiente e ciò, unitamente alla notoria attrazione alla manifestazione di un considerevole flusso di persone, induce all’adozione di provvedimento di inibizione della pratica dei vattienti”.
Si tratta di una tradizione millenaria che si fa risalire al 1618 e che, bloccata a causa del Covid, quest’anno avrebbe dovuto riprendere ma è stata vietata con una decisione che sta già innescando polemiche. Il rito ha inizio la sera del venerdì santo ma ha il suo culmine il sabato. Mentre si svolge la processione con la statua della Madonna dell’Addolorata, i vattienti percorrono le strade del pase legati con una cordicella all’Ecce-Homo. Con strumenti detti la “rosa” e il “cardo”, formati da tamponi di sughero con dentro pezzi di vetro, si percuotono cosce e polpacci.
Non ci sono limiti numerici alla partecipazione e sono tanti i noceresi che tornano in paese per partecipare alla tradizione fatta di rituali, in un misto tra sacro e profano, che iniziano dalla vestizione che ogni vattiente fa in casa dove, dopo aver indossato un pantaloncino nero, si sistema sulla testa una corona di spone e, dopo avere immerso le mani in un infuso di rosmarino e acqua calda, massaggia i polpacci fino a riscaldarli.
Inizia così la personale “via crucis” dalla propria abitazione per attraversare il paese senza un itinerario preciso e fermandosi davanti le case di amici e familiari per l’autoflagellazione, fino a raggiungere la statua della Madonna dell’Addolorata. Insieme a loro un amico o un familiare che, di tanto in tanto, lava il sangue con del vino che, in questo caso, avrebbe una duplice funzione: disinfettare le ferite e fare in modo che non si rimargino. (ANSA).

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