Nelle prime ore della mattinata, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Genova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza, con il supporto del Reparto Operativo Aeronavale di Genova, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale e reale nei confronti di ventisei persone, tra cui uno di nazionalità cubana, due di nazionalità ecuadoriana, quattro di nazionalità albanese (23 destinatarie della misura cautelare in carcere; 3 degli arresti domiciliari).
Diciassette degli indagati arrestati sono accusati di essere componenti di una associazione per delinquere diretta da esponenti della famiglia DE MARTE – GIOFFRÈ, originaria di Seminara e collegata ad articolazioni di ‘ndrangheta residenti in Calabria, ma da anni radicatasi nella zona di Diano Marina, operativa nella provincia di Imperia sin dal 2020 e finalizzata all’acquisto, coltivazione, trasporto, rivendita e cessioni di cocaina, hashish e marijuana.
Gli arrestati disponevano di varie abitazioni appartenenti ai componenti della associazione utilizzate per le riunioni operative degli associati volte a prendere le decisioni riguardanti gli approvvigionamenti di stupefacente, per le trattative con i fornitori e gli acquirenti, per custodire, confezionare e cedere lo stupefacente per l’organizzazione dei viaggi per l’acquisto dello stupefacente, per la coltivazione di piante di marijuana, di criptofonini per le comunicazioni tra gli associati, per la consegna del denaro e per il ritiro dei pacchi contenenti lo stupefacente, di autovetture appartenenti agli associati o appositamente noleggiate per il trasporto dello stupefacente, che in alcuni casi veniva caricato anche su autobus di linea operanti sulla tratta Reggio Calabria/Ventimiglia, di armi da fuoco (una pistola)
L’associazione ha affermato il proprio controllo sui traffici di stupefacenti nell’area di Diano Marina e dei comuni limitrofi, imponendo il proprio monopolio nel traffico di sostanze stupefacenti attraverso violenze e minacce – talvolta anche a mano armata – nonché mediante l’evocazione del nome della famiglia DE MARTE-GIOFFRÈ (a sua volta vicina a contesti di criminalità organizzata) per costringere gli acquirenti a pagare gli acquisiti di stupefacente.
Le articolate attività investigative sviluppate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Imperia, mediante servizi di pedinamenti e osservazione, effettuati anche in territorio calabrese, nonché attraverso l’intercettazione di oltre 100 utenze telefoniche, nonché di conversazioni ambientali e telematiche, hanno consentito di monitorare costantemente le attività poste in essere dal sodalizio criminale ed accertare allo stato che l’indagato Domenico GIOFFRE’, pur essendo ristretto agli arresti domiciliari, unitamente a Giovanni DE MARTE e ad altri componenti della famiglia DE MARTE, sia riuscito a dare vita ad una florida attività di traffico di stupefacenti nella provincia di Imperia, grazie a diretti approvvigionamenti dalla Piana di Gioia Tauro, avvalendosi di canali privilegiati contigui alla ‘ndrangheta.
Il centro operativo e decisionale dell’associazione era collocato presso la residenza della famiglia DE MARTE sita in Diano Castello, dove, grazie all’utilizzo di telecamere e microspie, è stato possibile individuare i componenti dell’associazione, i diversi ruoli dagli stessi ricoperti, nonché ricostruire le varie fasi dei traffici di stupefacenti posti in essere.
Le indagini hanno accertato che presso la residenza di GIOFFRÈ – DE MARTE i vertici dell’associazione prendevano le decisioni circa la quantità di stupefacente da acquistare, dove venivano organizzati nel dettaglio i viaggi in Calabria per l’approvvigionamento della droga, dove veniva tagliata e occultata la cocaina, dove venivano ricevuti e riforniti gli spacciatori a disposizione del sodalizio e dove venivano condotti forzatamente i clienti morosi o gli spacciatori infedeli, per essere minacciati o percossi.
Nei confronti di 18 indagati è stato, altresì, disposto anche un sequestro preventivo per equivalente per l’importo complessivo di € 866.400, provento dell’attività illecita posta in essere dall’associazione criminale, riguardante 128 rapporti bancari, 18 autoveicoli e 12 motocicli, 6 immobili e 39 terreni siti in Diano Marina (IM), San Bartolomeo al Mare (IM), Cassano delle Murge (BA), Trapani, Marsala (TP) e Misiliscemi (TP).
Contestualmente alla misura cautelare della custodia cautelare personale e reale, eseguita anche con l’ausilio dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Varese, Reggio Emilia, Bari, Trapani e del Gruppo di Gioia Tauro, la Guardia di Finanza sta procedendo a perquisizioni delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova a Imperia, Diano Castello (IM), Diano Marina (IM), Diano Arentino (IM), Santo Stefano al Mare (IM), San Bartolomeo al Mare (IM), Sanremo (IM), Taggia (IM), Riva Ligure (IM), Castelvecchio (IM), Chiusavecchia (IM), Cislago (VA), Montecchio Emilia (RE) e in provincia di Reggio Calabria.
Nell’ambito dell’operazione ARES 2021 condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Imperia è emerso il coinvolgimento anche di due soggetti che, all’epoca dei fatti, erano minorenni ed il relativo procedimento è stato pertanto trattato dalla Procura per i minorenni di Genova che ha richiesto due ordinanze di custodia cautelare in carcere per i due indagati, poi emesse dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Genova.
Dalle indagini svolte è emerso che gli arrestati, nonostante la giovane età, fossero inseriti con stabilità, ruoli ben precisi e posizioni di rilievo, all’interno dell’associazione di cui conoscevano le finalità e i metodi riconducibili alle organizzazioni mafiose.
E’ la prima volta che in Liguria emerge la diretta partecipazione di persone minorenni in fenomeni criminali associativi di tale caratura e si ritiene pertanto di interesse pubblico la diffusione della notizia, fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte alle indagini preliminari, nonché la possibilità per le medesime di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede.