Beni per circa 2 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia all’imprenditore Antonino Raso residente a Genova ma originario di Cittanova in provincia di Reggio Calabria. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio
Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci.
Oltre ai conti correnti e alle posizioni finanziarie dell’imprenditore, i sigilli sono stati applicati a 21 fabbricati e 13 terreni che si trovano in provincia di Genova, a Cittanova, a Bardi (Parma), e a Bardineto (Savona). Antonino Raso era stato arrestato nel luglio del 2016 nell’ambito dell’inchiesta “Alchemia” ma è stato assolto dall’accusa di essere partecipe della cosca Raso-Gullace-Albanese. Su quella sentenza, emessa dal Tribunale di Palmi nel luglio 2020, pende l’appello della Procura della Repubblica e il processo di secondo grado deve essere ancora celebrato. Nonostante l’assoluzione, su proposta della Dda, il Tribunale ha disposto il sequestro dei beni dell’imprenditore ritenendolo un “soggetto – è scritto nella nota della Direzione investigativa antimafia – comunque caratterizzato da una pericolosità sociale qualificata in quanto indiziato di appartenere all’associazione mafiosa Raso-Gullace-Albanese di Cittanova, ed in particolare all’articolazione operante in territorio ligure, ove da tempo la cosca risulta radicata, da dove mantiene uno stretto collegamento con la sede di origine”. Nel processo “Alchemia”, infatti, Antonino Raso era accusato di essere “in costante rapporto con Gullace Carmelo”, condannato in primo grado a 18 anni di carcere. Lo stesso Gullace del quale Raso, secondo i pm “riconosceva il ruolo di referente e leader indiscusso della cosca”.