“La segreteria confederale della Cgil Calabria condanna con fermezza la scelta del Governo di chiudere i porti italiani impedendo di fatto l’approdo alla nave Aquarius con a bordo 629 migranti tra cui minori non accompagnati, bambini e donne incinte. Si tratta di un atto di estrema gravita’, che testimonia la deriva razzista che stanno segnando le politiche sull’immigrazione in Italia”. E’ quanto si legge in una nota dell’organizzazione sindacale. La Cgil Calabria reputa “intollerabile questa situazione in cui l’Italia non si fa garante dei diritti umani universali, salvaguardati dal diritto internazionale, dal diritto marittimo e dalla Carta costituzionale. In Calabria saranno organizzati sit- in innanzi alle Prefetture e alle aree portuali, una mobilitazione pacifica che mette al centro le persone e i loro bisogni, lanciando un chiaro messaggio al Governo Nazionale: chiudere i porti significa negare il diritto all’esistenza di bambini, donne e uomini. Allo stesso tempo, come sindacato ci schieriamo al fianco di tutti quei sindaci delle citta’ portuali italiane – fra cui Giuseppe Falcomata’ e Ugo Pugliese – che in queste ore hanno dichiarato la propria disponibilita’ a prestare i necessari soccorsi. Apriamo i porti, e restiamo umani. Non crediamo che chiudendo i porti, quindi impedendo l’approdo, che si risolve il problema dell’immigrazione ne’ tanto meno queste strategie di eliminare o ridurre il fenomeno migratorio che, secondo studi scientifici, continuera’ ancora per decine di anni; probabilmente trovera’ altre vie forse ancora piu’ tragiche e disumane di quelle attuali. Per queste ragioni siamo convinti che l’unico modo per gestire i flussi migratori e’ quello di perfezionare l’accoglienza agendo sulle criticita’ note, impedendo speculazioni e mala gestione e soprattutto unificando il sistema riconducendo a quello ministeriale dello Sprar. Le eccellenze di comuni come Riace e Acquaformosa dimostrano in tutta evidenza che la buona accoglienza non solo e’ possibile ma consente a tanti immigrati forzati di riconquistare la propria dignita’ umana”.