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Novembre,17,2024

MATTEO VINCI COME LIBERO GRASSI

“Funerali di Stato a Limbadi a nome della famiglia Vinci e dell’intera comunita’”. Questo l’invito che l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia Vinci, colpita dall’autobomba costata la vita a Matteo Vinci, rivolge al Presidente della Repubblica ed al Ministro degli Interni. “L’atto che ha provocato la morte del giovane Matteo Vinci e il ferimento grave del padre Francesco, non e’ un fatto di cronaca. E’ un fatto terroristico mafioso. Un attentato alla collettivita’ piu’ pesante di quanto non siano state le stragi di mafia degli ultimi decenni. Una semplice famiglia di modesti lavoratori, aggrappandosi alla giustizia, cercava di difendere i pochi beni dall’aggressivita’ mafiosa. Come Libero Grassi in Sicilia, Matteo Vinci e’ il resistente del nostro tempo alla protervia mafiosa in Calabria”. Intanto Francesco Vinci e’ stato dichiarato fuori pericolo di vita e dovrebbe riuscire a cavarsela. Si trova ricoverato nel reparto “Grandi Ustioni” dell’ospedale di Palermo dove e’ giunto in elisoccorso dopo un primo ricovero all’ospedale di Vibo Valentia. A permettergli di salvarsi e’ stato in particolare il fatto che al momento dell’esplosione la portiera della Ford Fiesta sulla quale si trovava a bordo, non e’ rimasta bloccata, a differenza di quella del lato guida occupato dal figlio. Scaraventato sull’erba al momento dell’esplosione, e’ riuscito a rotolarsi a terra, limitando parzialmente i danni provocati dalle fiamme, ma non e’ riuscito ad aprire la portiera per tirare fuori il figlio che e’ rimasto carbonizzato. Limbadi e’ uno dei tre Comuni del Vibonese che rischiano lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Le Commissioni d’accesso nominate dal prefetto hanno presentato le loro conclusioni a marzo. Le relazioni sono state gia’ inoltrate al ministero dell’Interno per le valutazioni dei tre casi. Il consiglio comunale di Limbadi, nel 1983 fu sciolto d’autorita’ dall’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Non c’era ancora una normativa antimafia che consentisse il commissariamento per inquinamento mafioso, ma si prese atto che fra gli eletti figurava Ciccio Mancuso, considerato fondatore e patriarca dell’omonimo clan di ‘ndrangheta. Matteo Vinci, ex rappresentante di medicinali, alle ultime elezioni comunali si era candidato alla carica di consigliere, ma non fu eletto.

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