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Ottobre,18,2024

Long Covid, un nuovo studio apre la strada alla sua comprensione

Sono passati tre anni dall’arrivo del coronavirus SARS-CoV-2 e gli scienziati stanno ancora cercando di capire come questo virus si diffonde nel corpo umano.
Le domanda a cui si cerca di dare risposta è quanto il SARS-CoV-2 infetta altri organi, oltre il sistema respiratorio?
Uno studio della Stanford School of Medicine ha analizzato attentamente campioni di tessuto cerebrale post mortem di diversi pazienti COVID ma non è riuscito a trovare alcuna traccia di RNA virale.
Questo studio ha rilevato però dei biomarcatori legati a fenomeni infiammatori, portando all’ipotesi che i sintomi neurologici a breve e lungo termine potrebbero essere dovuti all’attività persistente del sistema immunitario stesso. Questa ipotesi è stata supportata da successivi studi autoptici che hanno rilevato neuroinfiammazione nei pazienti COVID.
Questa nuova ricerca ha sottoposto ad autopsia 44 pazienti deceduti a causa o con il COVID-19. Lo studio si è concentrato sulla raccolta di tessuto da diverse parti del corpo subito dopo la morte.
I risultati hanno rivelato che l’RNA SARS-CoV-2 potrebbe essere presente in 84 diverse parti del corpo. Il più alto carico di RNA virale è stato riscontrato nelle vie aeree e nel tessuto polmonare, tuttavia, il virus è stato rilevato anche nel cervello, nell’intestino, nel cuore, nei reni, negli occhi, nelle ghiandole surrenali e nei linfonodi.
Il tessuto testato proveniva da pazienti in diverse fasi dell’infezione, dalle prime fasi, pochi giorni dopo l’infezione, fino a nove mesi dopo la malattia acuta. La più alta carica virale è stata sorprendentemente trovata in quei pazienti nelle prime fasi di un’infezione, ma in 14 pazienti su 27 il virus era ancora presente in almeno un tessuto non respiratorio analizzato, anche dopo 14 giorni.
Il significato dei risultati dello studio non è ancora del tutto chiaro. Quello che però emerge chiaramente è il potenziale per SARS-CoV-2 di diffondersi attraverso i tessuti in tutto il corpo.
Prima di questo studio si pensava che SARS-CoV-2 fosse principalmente un virus respiratorio.

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