Fino a giovedì pomeriggio l’ipotesi più probabile era la conferma della zona gialla, ma gli ultimi dati disegnano rischio alto. E così la Calabria potrebbe finire in lockdown. Le zone rosse erano tre la scorsa settimana, quando l’Italia era in prevalenza arancione, oggi rischiano di diventare 11, più di mezza Italia. Quasi tutto il nord e, molto probabilmente anche il Lazio che, dopo tante settimane in giallo, con un rapido peggioramento che ha visto schizzare in alto l’Rt a 1,3, si appresta a un doppio salto di zona. Per la Calabria la Fondazione Gimbe ha segnalato un’incidenza di oltre i 300 casi per 100mila abitanti. Gimbe dice che nella settimana 3-9 marzo in Calabria è peggiorato l’indicatore relativo ai “Casi attualmente positivi per 100.000 abitanti” oltre che un aumento dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. +12,3%. Sotto soglia di saturazione i posti letto in area medica e in terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19, rispettivamente 25 e 23% con le soglie poste al 40 e al 30%. Dal monitoraggio emerge anche che la percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale è pari al 2,30% (a fronte della Media Italia del 2,93). La percentuale di over 80 che ha completato il ciclo vaccinale è pari al 2,1% (Media Italia 5,2%). L’Italia, secondo le previsioni, chiuderà da lunedì. Serrata per i bar e i ristoranti, milioni di studenti costretti alla didattica a distanza, limitazioni per negozi, parrucchieri e centri estetici. Intanto l’azienda sanitaria di Vibo Valentia ha chiesto alla Regione l’istituzione della zona rossa nel comune di San Nicola da Crissa. Nel piccolo centro montano è stata superata la soglia di 40 soggetti colpiti dal virus. Nel cosentino è il comune di Longobucco ad essere entrato in zona rossa. Lo ha disposto, con una propria ordinanza, il sindaco Giovanni Pirillo. Al momento a Longobucco, 3 mila abitanti, vi sarebbero più di 60 persone risultate positive al tampone molecolare, 43 nella sola giornata di giovedì.]]>
