La Dda di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio di 50 persone a conclusione dell’inchiesta “Waterfront” su presunti illeciti in una serie di gare d’appalto bandite da amministrazioni pubbliche del Reggino, ed in particolare della Piana di Gioia Tauro. Tra le persone per le quali è stato chiesto il processo c’è il deputato della Lega Domenico Furgiuele, accusato di turbativa d’asta in concorso in relazione ad una singola gara d’appalto. L’inchiesta che ha portato alle richieste di rinvio a giudizio, coordinata dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dai sostituti Nicola De Caria e Giulia Scavello, è scaturita da un’indagine condotta dalla Guardia di finanza che ha riguardato 22 gare d’appalto, per un importo complessivo di circa 100 milioni di euro, che, secondo l’accusa, sarebbero state truccate. Nel maggio del 2020 l’indagine aveva portato a numerosi arresti. Secondo il Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza e lo Scico, ci sarebbe stato un vero e proprio “cartello criminale – è detto nel capo d’imputazione – composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta aggravata dalle modalità mafiose, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati”. All’epoca, la Dda notificò un avviso di garanzia all’onorevole Furgiuele che, nella qualità di rappresentante legale della società “Terina”, avrebbe partecipato ad una gara d’appalto nell’ambito delle procedure della quale i magistrati hanno trovato tracce di presunti accordi illeciti in un computer di un altro indagato. Si trattava, in particolare, della gara d’appalto sui lavori per la realizzazione dell’eliporto dell’ospedale di Polistena. Il parlamentare, secondo l’accusa, avrebbe messo a disposizione la sua società “per la presentazione di un’offerta concordata con altre imprese partecipanti al cartello al fine di condizionare il risultato in loro favore”.