Nella prima manovra del governo Meloni torna l’idea di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. A rilanciarla, chiedendo la riapertura dei cantieri per la costruzione di una delle opere più annunciate nella storia repubblicana, è stato Salvini, in veste di ministro delle Infrastrutture. L’innesco per rimettere in moto il cantiere del ponte che collega la Sicilia alla Calabria prevede la riattivazione della società Stretto di Messina (posta in liquidazione nel 2013, tra i cui soci figurano le regioni Sicilia e Calabria, Anas e Rfi). Secondo il ministro i lavori partiranno in questa legislatura e di pari passo si dovrà provvedere anche alla costruzione dell’Alta velocità per arrivare a Reggio Calabria. L’obiettivo di Salvini è di procedere una volta stabilito se utilizzare i progetti del passato o meno. «C’è il dibattito se aggiornare il vecchio progetto o bandire una nuova gara. Io sono laico — ha spiegato Salvini — a me interessa fare l’infrastruttura, migliorare la qualità della vita e attirare la gente che da tutto il mondo quei tre chilometri li verrà ad ammirare e fotografare. Il mio obiettivo è che l’Italia, Sicilia e Calabria diventino un riferimento dell’innovazione, del futuro, del green, del superamento del no e del non ce la faremo». Il ministro delle Infrastrutture intende coinvolgere nell’operazione anche l’Europa. «Il 5 dicembre sarò a Bruxelles per chiedere che l’Europa faccia la sua parte, che partecipi a un progetto che non è siciliano. Non è la Messina-Reggio Calabria, ma la Palermo-Berlino». Sull’opera pendono contenziosi e penali per circa 700 milioni di euro, tra le ipotesi la sterilizzazione dei crediti pregressi.