La lezione che si ricava, dopo il novantesimo del derby dello Scida tra il Crotone e il Cosenza, è che i ragazzi di Braglia, con tutte le loro difficoltà, i loro limiti di squadra neopromossa e con una classifica complicata, hanno cercato e voluto una vittoria alla fine meritata. Il Crotone provi a prendere esempio da Idda, Baclet e Tutino e torni a fare il Crotone, quello che abbiamo ancora negli occhi senza andare troppo indietro nel tempo. E invece ecco ancora un Crotone supponente, frivolo, con la puzza sotto il naso che pensa di battere tutti, perché viene dalla Serie A, e invece le busca e anche sonoramente. Il ko contro il Cosenza va al di là dello striminzito 1-0: è una sconfitta devastante per Cordaz e compagni che apre una ferita destinata a sanguinare per molto tempo. Oddo dice che è una questione di testa, che in allenamento i ragazzi vanno a mille ma in campo si bloccano. Ma di una cosa ormai v’è certezza: questa squadra non è forte così come si accaniscono a dire tutti, specie quelli che la battono (per una forma di cortesia) ma piuttosto è una formazione medio-bassa che non riesce ad uscire dal tunnel della crisi nemmeno dopo la sosta del campionato che avrebbe dovuto rilanciare la formazione del presidente Vrenna. Sette sconfitte in 13 gare sono un fardello pesante da portare avanti e a 5 gare dalla fine del girone di andata… a che quota bisognerà girare prima di mettere pesantemente mano al mercato? Il derby della maledizione continua nella sua tradizione: 42 anni senza vittorie, in B il Cosenza ha fatto 5 su 5. Insomma la notte è ancora lunga e buia. Ma come dicono a Napoli: ha da passà a nuttata.