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Novembre,16,2024

Confindustria stima +0,9% il Pil 2024, ‘la crescita sorprende’

La crescita italiana sorprende in positivo nel 2023, arrivando al +0,9%,” rileva il Centro studi di Confindustria che, all’appuntamento con le previsioni di primavera, ha rivisto al rialzo al +0,9% le previsioni sul Pil 2024; +1,1% nel 2025.
La precedente stima per quest’anno, dello scorso ottobre, era ferma al +0,5%. Oltre al miglioramento della domanda globale che “darà nuovo impulso all’export” gli economisti di Confindustria evidenziano “due potenti stimoli alla crescita”: la prospettiva dei tassi in calo ed il Pnrr. E avvertono: “Vari fattori frenano la crescita”: “il costo dell’elettricità”, “il graduale phase out del superbonus”, “le strozzature mondiali nei trasporti” (Mar Rosso ma non solo).
Dopo “una crescita 2023 che è pari al doppio di quella media dell’Eurozona” per quest’anno ed il prossimo “due fattori potranno sostenere ancora la crescita italiana su ritmi significativi. Il primo è il taglio dei tassi di interesse da parte della Bce”, “il secondo driver di crescita nel biennio di previsione è l’attuazione del Pnrr”. Ma “a fronte di questi due potenti stimoli alla crescita ci sono viceversa vari fattori che tenderanno a frenare il Pil italiano” e “chiaramente ciò significa anche – rileva il centro studi di via dell’Astronomia, diretto da Alessandro Fontana – che ci sarebbe spazio nel 2024-2025 per una crescita economica ancora più forte di quella oggi prevedibile”.
“Primo freno, il costo dell’elettricità pagato dalle imprese resta più alto in Italia rispetto ai principali paesi Ue e anche rispetto agli altri grandi competitor internazionali come Usa e Giappone. Tutto ciò crea uno svantaggio competitivo per le imprese italiane”. Servono “una riforma del mercato elettrico e una maggiore quota di rinnovabili”.
Secondo freno: la frenata sul superbonus. “Le costruzioni ad uso residenziale, in termini di valore aggiunto e quindi di contributo al Pil, dovrebbero risentire fortemente di tale prevista riduzione degli incentivi, già nel 2024 e in misura ancora maggiore nel 2025”. E’ stimato in “2,4 punti percentuali in 4 anni” l’impatto del superbonus sul Pil negli anni passati.
Terzo freno: “le strozzature mondiali nei trasporti e il loro impatto negativo per l’industria italiana. Il tema della sicurezza dei trasporti non riguarda solo il Mar Rosso, snodo cruciale dello scambio di merci tra Europa ed Asia, ma anche numerose altre fragilità lungo le rotte internazionali di trasporto, per esempio nello stretto di Malacca (in Asia) e nel canale di Panama (in America).
In Italia, più della metà dei volumi di merci in entrata arriva via mare e le navi trasportano il 42% delle quantità esportate. Diverse criticità, inoltre, si hanno anche nelle rotte regionali dei trasporti, che sono per lo più via terra: per l’Italia in particolare lungo l’arco alpino, per le connessioni con gli altri paesi Ue. Nello scenario per l’economia italiana delineato dal Csc, gli investimenti fissi sono attesi “in modesta crescita”, sono deboli i consumi delle famiglie (+0,2% nel 2024), le esportazioni “dopo la quasi stagnazione del 2023 torneranno a crescere a un ritmo più marcato” sebbene ancora inferiore a 2021 e 2022, l’occupazione “avanzerà ad un ritmo di poco inferiore a quello del Pil”.
Il debito pubblico è stimato in risalita al 139,1% del Pil nel 2024. Nello scenario globale “l’economia si manterrà su un sentiero di espansione anche se a ritmi moderati” ma non mancano “rischi al ribasso” legati alle tensioni geopolitiche ed ai conflitti militari.(ANSA)

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