Una persona é stata arrestata e posta ai domiciliari dai carabinieri ed altre quattro risultano indagate nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria su un’organizzazione criminale che avrebbe gestito un traffico illecito di rifiuti.
Secondo quanto è emerso dall’indagine, l’organizzazione avrebbe sversato illecitamente oltre cinquemila tonnellate di rifiuti speciali nel torrente Valanidi, uno dei corsi d’acqua che attraversano Reggio Calabria.
Alle persone coinvolte nell’indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Rosario Valanidi, vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro e inquinamento ambientale, attività di gestione di rifiuti non autorizzata e occupazione abusiva di suolo pubblico. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta del Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, e del Procuratore aggiunto, Stefano Musolino.
“Un disastro ambientale, con l’alterazione della normale conformazione dell’ecosistema e con il conseguente rischio di esondazioni, in caso di piogge intense, e pericoli per la popolazione”
É quanto afferma il Gip di Reggio Calabria, Angela Mennella, nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri a carico di Bruno Crucitti, di 65 anni, titolare dell’impresa “Crucitti Group srl”, accusato, insieme ad altre quattro persone, di avere sversato cinquemila tonnellate di rifiuti nell’alveo del torrente “Valanidi”.
I rifiuti depositati illecitamente consistevano in materiale inerte e relativi residui fangosi e scarti da cantieri edili e demolizione.
Nell’inchiesta sono indagati, oltre a Crucitti, indicato come “”capo, direttore organizzativo ed esecutore materiale” dell’associazione per delinquere sgominata dai carabinieri, i due figli dell’imprenditore, Francesco e Daniele Crucitti, di 39 e 36 anni, rispettivamente amministratore unico e socio dell’impresa di famiglia, e due dipendenti con mansioni di autisti, Edoardo Belfiore, di 56 anni, e Giovanni Salvatore Vittoriano, di 59.
Una perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha certificato, scrive il Gip nell’ordinanza, “la compromissione della morfologia naturale del sito” a causa delle operazioni di scarico dei rifiuti, “che hanno provocato l’incremento della possibilità di esondazione in caso di eventi pluviometrici estremi, l’aumento del rischio igienico sanitario, la deturpazione dell’area e danni agli habitat fluviali”. La modifica della conformazione del Valanidi, infatti, “ha determinato – riferisce una nota stampa dei carabinieri – la creazione di insidiose barriere artificiali originate dalla stratificazione e compattazione dei materiali smaltiti, cagionando in tal modo un forte pregiudizio al naturale decorso delle acque. Tale accumulo risultava essere un importante e pericoloso amplificatore del pericolo esondazione in una zona, peraltro, già classificata a rischio sotto il profilo dell’assetto idrogeologico, con ipotizzabili effetti devastanti per gli 83 nuclei familiari residenti nelle adiacenze”.
Nella stessa zona, tra l’altro, 70 anni fa, ci fu un’esondazione dello stesso torrente Valanidi che provocò la morte di 44 persone.
Il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo dell’intero patrimonio dell’azienda degli indagati. Sono stati sequestrati anche conti correnti bancari, quote sociali, autocarri, mezzi d’opera ed alcune automobili di lusso.
Alcuni degli stessi indagati, inoltre, in passato, avevano subito provvedimenti antimafia che avevano portato alla confisca di una società operante nello stesso settore dello smaltimento dei rifiuti e riconducibile a locali cosche di ‘ndrangheta. Le indagini sono partite da diversi sopralluoghi dei carabinieri sul torrente interessato dallo sversamento illecito dei rifiuti, che avveniva, tra l’altro, in pieno giorno.(ANSA)