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Novembre,27,2024

CASO EITAN, CONCLUSA LA SEDUTA DI APPELLO: LA SENTENZA A GIORNI

E’ finita al Tribunale di Tel Aviv la seduta di appello sul ricorso presentato da Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan Biran – il bimbo unico sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, avvenuta il 23 maggio scorso -contro la prima decisione della Corte favorevole a Aya Biran, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e affidataria della sua tutela. La sentenza dovrebbe essere annunciata nei prossimi giorni, secondo i legali. “E’ stata un’udienza molto significativa – ha detto Ronen Dlayahu, avvocato di Peleg – I giudici hanno esaminato i documenti, soppesato i punti ed io spero che sia emesso un verdetto che serva all’interesse del minore per gli anni a venire”. “Sono stati discussi tutti gli aspetti di un eventuale ritorno o meno di Eitan in Italia”, ha aggiunto Dlayahu precisando che in dibattimento non è stato sollevata la questione del mandato di arresto nei confronti di Shmuel Peleg, spiccato in Italia. “Abbiamo affrontato – ha precisato – solo questioni civili nell’ambito della Convenzione dell’Aja”. A questo proposito, il portavoce della famiglia Peleg Gadi Solomon ha detto che il mandato non è arrivato nè in Israele nè agli avvocati di parte in Italia e che loro lo hanno appreso solo dai media. Lo stesso Solomon non ha poi non ha escluso che la vicenda in corso sulla sorte di Eitan arrivi davanti la Corte Suprema. Fino alla sentenza relativa all’appello di oggi, Eitan resterà dunque ancora in Israele. Alla seduta – come previsto – ha partecipato anche il Console italiano in Israele Emanuele Oldani in qualità di “uditore”. Sulla richiesta della Procura di Pavia, un mandato di arresto internazionale insieme al suo ‘aiutante’, il cittadino israeliano Gabriel Alon Abutbul, l’avvocato Dlayahu ha detto che “a nessuno fa piacere ricevere un mandato del genere. Comunque affronterà la questione”. I nonni materni di Eitan, nell’ambito del procedimento del Tribunale di Torino che a fine maggio ha portato alla nomina della zia Aya Biran come tutrice, non hanno avuto nella loro “disponibilità” alcuni “documenti”, tra cui la “informativa delle autorità sanitarie all’autorità giudiziaria torinese”, che ha dato il via alla procedura. Lo si legge nel verbale di udienza di due giorni fa, davanti ai giudici di Pavia, nel corso della quale, in sostanza, gli avvocati dei Peleg hanno contestato la presunta “falsità” di un verbale del procedimento torinese “con riferimento alla fase introduttiva” che ha portato alla nomina della tutrice.

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