Sono 39 le province più in sofferenza e si concentrano in Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Lazio. Nella provincia di Asti per esempio in media un pediatra segue 1.813 bambini; la media nazionale di un pediatra è 1 ogni 1.061. mentre la legge ne prevede 1 ogni 800 bambini. In provincia di Caltanissetta c’è un solo ginecologo ospedaliero ogni 40.565 donne, rispetto alla media italiana di un professionista ogni 4132. In provincia di Bolzano c’è soltanto un cardiologo ospedaliero ogni 224.706 abitanti (rispetto alla media italiana di un professionista ogni 6741 cittadini). Sono solo alcuni esempi della carenza di operatori sanitari rilevata dal rapporto curato da Cittadinanzattiva. Mancano medici sia di famiglia che ospedalieri, pediatri di libera scelta, ma anche infermieri. In particolare, nelle aree interne del Paese c’è una “desertificazione sanitaria”. In pratica, ci sono territori dove le persone hanno grosse difficoltà ad accedere alle cure, per esempio a causa dei lunghi tempi di attesa, della carenza di personale sanitario o delle ampie distanze dalla struttura dove poter ricevere assistenza. Un problema – segnala Cittadinanzattiva – che rischia di non essere colmato dai fondi messi a disposizione dal PNRR. La carenza di ginecologici ospedalieri colpisce bel tre province su cinque in Calabria (Reggio, Vibo Valentia e Cosenza). Considerando le 39 province dove gli squilibri tra numero di medici e cittadini sono più marcati, ai primi posti ci sono le regioni Lombardia e Piemonte con sei province, ma subito dopo ci siamo noi e il Friuli Venezia Giulia con quattro.