La Guardia di finanza ha arrestato in Libano il latitante Bartolo Bruzzaniti, di 46 anni, originario di Locri (Reggio Calabria), considerato tra i più importanti narcotrafficanti a livello internazionale.
Bruzzaniti era ricercato da quattro Procure, quelle di Reggio Calabria, Milano, Genova e Napoli, sotto il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.
Dal mese di ottobre del 2022, in particolare, si era sottratto all’arresto nell’ambito dell’operazione “Levante” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che aveva coinvolto, complessivamente, 36 persone.
L’arresto di Bruzzaniti è stato fatto dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda reggina, diretta da Giovanni Bombardieri, “a conclusione – é detto in una nota stampa – di articolate indagini di polizia giudiziaria svolte con il supporto delle più importanti Istituzioni ed Agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionali, nell’ambito del progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta)”.
Bruzzaniti é stato rintracciato, grazie al complesso apparato investigativo predisposto a livello internazionale per la sua cattura, in un ristorante di Jounieh.
Nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione “Levante”, condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria, sono state sequestrate oltre 4 tonnellate di cocaina, per un valore stimato di 800 milioni di euro. Bruzzaniti sarebbe responsabile della progettazione e dell’esecuzione di un vasto traffico di sostanze stupefacenti, dal Sudamerica alla Calabria, consistente in importazioni periodiche di oltre 2 tonnellate ciascuna.
Nell’operazione “Levante” è stato coinvolto anche il fratello di Bruzzaniti, Antonio, in un primo tempo irreperibile pure lui e successivamente arrestato dal Gico di Reggio Calabria al rientro dalla Costa d’Avorio, il Paese in cui si era stabilito.
Bartolo Bruzzaniti è l’ultimo dei 76 esponenti della criminalità organizzata, tra cui 35 latitanti, che in tre anni il progetto “I-CAN” ha consentito di arrestare in tutto il mondo. (ANSA).