Si sono tenuti questa mattina a Lisbona i funerali del generale Otelo Saraiva de Carvalho, l’architetto della cosiddetta ‘rivoluzione dei Garofani’ che il 25 aprile del 1974 depose Marcelo Caetano ponendo fine a oltre quattro decenni di dittatura in Portogallo. Conosciuto nel suo paese semplicemente come Otelo ma soprannominato dalla stampa ‘il Che Guevara portoghese’, de Carvalho è morto domenica scorsa nell’ospedale militare della capitale portoghese all’età di 84 anni. “E’ diventato giustamente uno dei simboli della rivoluzione che ha posto fine alla più lunga dittatura del XX secolo in Europa, aprendo la strada alla democrazia. La sua capacità strategica e operativa ed il suo impegno e la sua generosità sono stati decisivi per il successo del movimento”, si legge in una nota diffusa dall’ufficio del premier portoghese Antonio Costa alla notizia della scomparsa di de Carvalho, figura controversa della recente storia portoghese. Nato nel 1936 a Maputo, in Mozambico, allora colonia portoghese, de Carvalho ha iniziato la sua carriera militare nei primi anni ’60 in un momento in cui il Portogallo era impegnato nelle guerre coloniali. Fu lui al timone della “rivoluzione dei Garofani” e a promuovere la costituzione della Giunta di Salvezza Nazionale, che pose fine al lungo regime autoritario di António de Oliveira Salazar. Accusato di avere appoggiato il fallito colpo di Stato del 25 novembre 1975, promosso da elementi radicali delle forze armate, fu allontanato dai suoi incarichi. Dopo la controrivoluzione guidata da settori conservatori dell’esercito, che portò al potere António Ramalho Eanes, perse le elezioni a presidente nel 1976 e nel 1980. De Carvalho finì poi sul banco degli imputati per il suo presunto coinvolgimento nel movimento di estrema sinistra FP-25, accusato di diversi attacchi mortali negli anni ’80. Condannato nel 1987 a 15 anni di carcere, fu poi graziato nel 1996. Otelo “suscita profonde divisioni all’interno della società portoghese” pur essendo stato “protagonista di primo piano in un momento decisivo della storia portoghese contemporanea” , ha commentato il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa.