Si intitola “Generazione anni 60-70. Fondatori e Accademie di Belle Arti in Italia ai tempi della contestazione” ed è il progetto di ricerca, a cura di Vittorio Ugo Vicari e Gianni Latino, promosso dall’Accademia di Belle Arti di Catania e articolato in una mostra e un convegno per scandagliare, con il contributo di studiosi e testimoni del tempo, una stagione straordinariamente dinamica della formazione artistica superiore in Italia: quella che, nell’arco di un decennio, rispondendo a una naturale istanza da parte delle comunità, vide la nascita delle cosiddette “Giovani Accademie” a Lecce, Reggio Calabria, Urbino, Catania, L’Aquila, Bari, Foggia, Frosinone, Macerata e gli ISIA, ovvero gli Istituti Superiori per le industrie artistiche, evoluzione delle prime Scuole di Design nate negli anni Sessanta su iniziativa di Giulio Carlo Argan e collegate al sistema industriale. In programma, dal 17 al 19 gennaio 2024, due giornate di studi – ospitate nell’Aula magna dell’Accademia di Catania, presieduta da Lina Scalisi e diretta da Gianni Latino – nel corso delle quali i direttori delle Accademie in questione si confronteranno con storici dell’arte, architetti, filosofi e saggisti. “L’obiettivo – spiegano i curatori – è quello di ricostruire il fecondo contesto artistico, culturale e politico – stretto fra gli echi del Dopoguerra e i primi tumulti dell’imminente rivoluzione studentesca – in cui germinarono le nuove istituzioni di alta formazione artistica nell’Italia centro meridionale. Una concezione della res pubblica che per la prima volta riconosceva all’intellettuale e all’artista il fondamentale ruolo di guida per lo sviluppo culturale ed economico delle ‘periferie’ nella consapevolezza del fatto che una pubblica istruzione artistica avrebbe finito per elevare il tenore di vita dei territori”. L’iniziativa è realizzata con il sostegno del MUR. Completa il progetto la mostra “Tra figurazione e segno. Incisione e incisori dell’Accademia di Belle Arti di Catania. 1968-2023” (GAM, dal 18 gennaio al 17 marzo, con il patrocinio del Comune di Catania), a cura di Laura Ragusa, storica dell’arte e docente Abact, che con una selezione di circa settanta incisioni ricostruisce la storia della Scuola di Grafica dell’accademia etnea a partire dal contributo del suo fondatore, il maestro Sciavarrello. “Uno sguardo originale e articolato – spiega Ragusa – sulle possibili interpretazioni del linguaggio grafico attraverso le opere e le riflessioni di alcuni artisti che sono stati docenti a Catania: da Pino Polisca a Giuseppe Sciacca, da Chiara Giorgetti a Gianluca Murasecchi, solo per citarne alcuni”. In mostra anche opere dal Giappone, dagli Stati Uniti, dall’Argentina, dalla ex Jugoslavia e dai Paesi UE che in quegli anni parteciparono a mostre ed esposizione organizzate dall’Accademia. Chiude l’allestimento una sezione sperimentale a cura del corso NTA (Nuove tecnologie dell’Arte) con un’esperienza immersiva in realtà virtuale e sonorizzazione spazializzata applicata all’opera dell’ungherese Arnold Gross “Piccola città italiana” (1968).