“Alchemia” della Dia, culminata con l’esecuzione di 42 misure cautelari emesse nei confronti suoi e di altri soggetti affiliati e contigui alla ‘ndrangheta, indagati per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione ed intestazione fittizia di beni e società. L’indagine disvelò, in particolare, il grande interesse della ‘ndrangheta nei riguardi di alcuni settori “strategici”, quali il movimento terra, l’edilizia, l’import-export di prodotti alimentari, la gestione di sale giochi e di piattaforme di scommesse on-line, la lavorazione dei marmi, gli autotrasporti, nonché lo smaltimento e il trasporto di rifiuti speciali. In tale contesto giudiziario, il Gullace, nel 2017, fu rinviato a giudizio poiché ritenuto “un componente a pieno titolo della cosca Raso, Gullace, Albanese, in posizione subordinata rispetto al fratello Carmelo”, e in stretti rapporti con gli altri esponenti della consorteria, tra cui appunto i fratelli Carmelo ed Elio, Girolamo Raso e Jimmy Giovinazzo, nonché con i figli del fratellastro Giuseppe Raso (alias “l’avvocaticchio”), capo storico dell’omonima cosca. Alla luce di quanto sopra, il Tribunale di Reggio Calabria, giudicandolo “socialmente pericoloso” ed evidenziando, con riferimento al periodo 1993/2016, la notevole sproporzione tra i redditi percepiti e gli investimenti effettuati, ha emesso l’odierno provvedimento di sequestro, che ha riguardato una villetta a due piani, dell’estensione complessiva di circa 280 metri quadri (sita in località Zomaro di Cittanova), nonché numerosi rapporti finanziari in corso di quantificazione.]]>