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Dicembre,22,2024

8 ANNI, FIGLIO DEL BOSS ED ESPERTO DI DROGA

Parlava col figlio di appena 8 anni di traffico di droga e di armi e lo aveva indotto a prendervi parte con vivo compiacimento. E’ l’atteggiamento tenuto nei confronti del figlio da Agostino Cambareri, 46enne di Gioia Tauro, ritenuto a capo di un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti sgominata dai carabinieri nel reggino. Dalle intercettazioni, secondo l’accusa, emerge la “spregiudicatezza criminale” di Cambareri che non esita a mettere totalmente a conoscenza delle sue attività illecite il figlio inducendolo a prendervi parte. L’inchiesta, denominata “Cattiva Strada”, ha portato all’arresto di 13 persone, 8 in carcere e 5 ai domiciliari. Il capo è stato individuato in Cambareri che portava avanti l’organizzazione con la collaborazione di congiunti e fidati collaboratori. L’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci, e dal pm Adriana Sciglio, è stata avviata nell’estate del 2016. Per tutta la durata delle investigazioni l’organizzazione si è dimostrata in grado di rifornire di sostanza marijuana e cocaina importanti piazze di spaccio calabresi. All’interno del sodalizio ciascun indagato svolgeva un compito definito e le comunicazioni avvenivano con l’uso di un linguaggio criptico mutuato dal gergo automobilistico. Dall’attività dei carabinieri è emersa la piena operatività della banda nel territorio di Gioia Tauro e Rosarno, ma con un ambito territoriale vario e con propaggini anche fuori della provincia reggina – Tropea, Lamezia Terme e Crotone – e numerose sono state le cessioni di marijuana e cocaina documentate. La base logistica, secondo l’accusa, era stata realizzata in una campagna nella disponibilità di Cambareri, l’unico in grado di determinare il prezzo di cessione dello stupefacente al dettaglio e la qualità della sostanza stupefacente trattata. L’uomo si avvaleva anche della collaborazione di una donna, Mariana Ranieri, deputata, secondo l’accusa, non solo alla prova dello stupefacente per testarne la qualità, ma anche alle cessioni al dettaglio ed alla riscossione dei crediti vantati dall’organizzazione nei confronti dei clientI.
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