L’indagine a carico dell’assessore regionale Carmen Barbalace (accusata di aver favorito, ai tempi in cui era una dirigente dell’assessorato Agricoltura, un indebito finanziamento con fondi europei a vantaggio di un imprenditore agricolo) ripropone la questione del possibile rimpasto di giunta, atteso da tempo ma mai eseguito. È chiaro che una decisione si impone, dal momento che – solo due anni fa – il governatore aveva ritirato le deleghe agli assessori Guccione, Ciconte e De Gaetano in seguito alla loro iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine “Erga Omnes”, la Rimborsopoli calabrese. Difficile che Oliverio mantenga in giunta Barbalace: come potrebbe giustificare una scelta di questo tipo di fronte a personaggi di peso come Guccione e Ciconte, eletti nel 2014 con migliaia di preferenze e “vittime sacrificali” del Pd in occasione delle disastrose elezioni di Cosenza e Catanzaro? Due le soluzioni possibili: sostituire Barbalace con un altro assessore “tecnico”, mantenendo invariate le altre posizioni; la seconda: cambiare tutta la Giunta, giustificato anche dal prossimo addio di Francesco Russo, che sta per diventare presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro. In questo modo, il governatore riuscirebbe a fermare il malcontento che serpeggia sempre più incontrollato nel centrosinistra. Il punto fermo dovrebbe essere la riconferma del presidente di Palazzo Campanella, Nicola Irto. Tutti chiedono a gran voce una discussione approfondita e riunioni urgenti del gruppo pd e di quelli di maggioranza. È questa la dissidenza interna con cui Oliverio dovrà giocoforza scendere a patti. In discussione finirà certamente il ruolo di capogruppo PD, oggi affidato a Sebi Romeo, anche lui reggino.