Migliorare il proprio quartiere con l’aiuto dei vicini, mettere in rete gli avanzi di cibo per ridurre lo spreco alimentare, la mobilità condivisa in aiuto dei disabili, offrire assistenza visiva in tempo reale a non vedenti, raccogliere fondi per una causa sui social. La tecnologia non è solo violazione della privacy e linguaggio di odio, ma anche solidarietà e supporto a colpi di app. Come Nextdoor, una vera e propria “piazza digitale” che consente di organizzare diverse attività, dal trovare una babysitter a discutere iniziative per migliorare la vita di quartiere. Un’altra app mette in rete energie benefiche è Avanzi Popolo 2.0, premiata anche dal Presidente Mattarella. La piattaforma serve a condividere con chi ne ha bisogno il cibo che rischia di finire sprecato o buttato perché scaduto. C’è anche Moby, il primo progetto di mobilità condivisa per chi si muove in sedia a rotelle e l’app Be My App grazie alla quale una rete di volontari può fornire assistenza visiva agli ipovedenti. Infine, la rete di solidarietà corre anche sui social, sempre più demonizzati. Su Facebook, ad esempio, la funzione donazioni in tre anni ha superato 1 miliardo di dollari in raccolte fondi, venti milioni le persone coinvolte nel mondo. E’ stata introdotto nel 2015 per Ong, comunità e persone che hanno bisogno di sostegno economico. In Italia hanno beneficiato delle donazioni l’Associazione italiana contro le leucemie, Save the children Italia, Emergency, l’Associazione italiana sclerosi multipla e l’Ente nazionale protezione animali.