“La Calabria, con 480mila ettari di bosco, è la regione col più alto indice di boscosità ma, pur essendo ai primi posti in Italia per percentuale di territorio sottoposto a protezione, non genera lo sviluppo che ci si attenderebbe. Se tutto funzionasse come la Riserva Valli Cupe, capace di mettere a valore i beni ambientali, allora il cosiddetto ‘effetto-Parco’ sarebbe senz’altro percepito dall’economia e dalla società calabrese”. Lo ha detto il consigliere regionale Domenico Tallini, che ha proposto la legge approvata all’unanimità dal Consiglio che tre anni fa ha istituito la Riserva, partecipando al convegno “Valli Cupe: un monastero naturale per il XXI secolo” che si è svolto nell’Auditorium gremito di giovani a Porta del Parco nella città di Sersale (Cz). Secondo Tallini “questi spazi verdi sono decisivi per lo sviluppo, perciò occorre andare oltre i commissariamenti e istituire un osservatorio sui parchi, le riserve e i 178 siti d’interesse comunitario, collegato con le Università e con le associazioni ambientaliste”. Il responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente, Antonio Nicoletti, ha ribadito l’importanza “anche simbolica per la Calabria della Riserva Valli Cupe: la prima green community del Mezzogiorno che noi sosteniamo fin dalla nascita. Convinti che, mettendo in sinergia le buone esperienze naturalistiche del territorio con la buona politica, le comunità possano trarne enormi benefici. Lo spopolamento e la povertà possono essere fronteggiati grazie ad Aree protette affrancate dalle zavorre clientelari del passato e dedite completamente alla mission: salvaguardia dei beni ambientali e sviluppo sostenibile”. Protagonista assoluto dell’iniziativa e’ stato l’Archivio della Generatività sociale dell’Università Cattolica di Milano che, dopo aver studiato il Sistema di sviluppo locale Sersale-Valli Cupe, l’ha definito “Un Monastero naturale per il XXI secolo” e l’ha inserito, ha spiegato la sua coordinatrice Patrizia Cappelletti, tra le cento esperienze virtuose di cui consta l’Archivio.