Israele dichiara lo stato di guerra.
Dopo l’attacco all’alba del 7 ottobre quando, dalla Striscia di Gaza, si è riversata – a sorpresa – una pioggia di razzi verso il sud e il centro del Paese (Tel Aviv e Gerusalemme comprese) mentre dall’enclave palestinese penetravano in territorio israeliano decine di miliziani armati di Hamas (anche in parapendio), o dal mare.
Questa mattina presto le Forze di difesa israeliane hanno reso noto che circa 80 terroristi sono stati trovati nel Paese durante la notte, mentre i combattimenti sono continuati in sei località lungo il confine con Gaza.
Almeno 800 obiettivi di Hamas a Gaza sono stati colpiti dall’esercito. Lo riferiscono i media israeliani.
Un portavoce delle Forze di Difesa, pubblicando un video su X, ha riferito che “combattimenti sono ancora in corso nel Sud di Israele, terroristi sono ancora nel Paese, sono entrati circa mille palestinesi assetati di sangue, sono andati casa per casa, edificio per edificio per massacrare civili e militari israeliani. Sfortunatamente la cifra astronomica di 700 israeliani uccisi è destinata a non restare tale. Mai nella storia di Israele ci sono state tante vittime per un solo attacco”.
Israele ha dichiaratolo stato di guerra e si prepara ad un conflitto di lunga durata, compresa la probabile operazione di terra a Gaza, al cui confine si sta ingrossando lo schieramento di tank. Sono queste “le significative azioni militari” votate dal Consiglio di sicurezza del governo Netanyahu che il premier aveva preannunciato a poche ore dall’attacco nemico evocando “una campagna di un’irruenza e un’ampiezza mai vista finora”. Senza dimenticare il crescente nervosismo al nord con gli Hezbollah – alleati come Hamas dell’Iran – dove ci sono stati scambi di colpi tra i due versanti. A testimoniare la forza dello scontro in atto parlano le cifre: in Israele le vittime dei raid di Hamas, comprese quelle del terribile massacro del rave party israeliano alla frontiera, sono arrivate ad oltre 700. Dei circa 2.500 feriti, molti sono gravi. E all’appello mancano ancora in centinaia. Tel Aviv e Gerusalemme appaiano città fantasma, con la popolazione barricata in casa dopo la pioggia di razzi di sabato. Il Paese sta chiudendo: le compagnie aeree una dopo l’altra stanno cancellando i voli da e per l’aeroporto Ben Gurion. Molti turisti, non solo italiani, sono rimasti bloccati. Sull’altro versante, quello di Gaza, i morti sotto gli attacchi furiosi dell’aviazione israeliana sono arrivati ad oltre 400 tra civili e miliziani, con 2.300 feriti. Prima di qualsiasi azione di terra, l’esercito israeliano deve liquidare le sacche di resistenza al confine con la Striscia, dove sono ancora in corso scontri tra miliziani di Hamas e soldati. Per stessa ammissione del portavoce militare Danel Hagari, a 48 ore dall’attacco “le forze di Hamas rimangono in territorio israeliano”.
I miliziani degli uomini di Hamas, Jihad islamica e Brigate dei Martiri di al Aqsa – a cui si sono uniti cani sciolti di Gaza dopo lo sfondamento della barriera di protezione che separa la Striscia da Israele – sono penetrati da 29 punti attraverso uno dei confini più controllati del mondo. In Israele questo è l’imbarazzo maggiore per i responsabili di intelligence, forze armate e per lo stesso governo. L’altro aspetto che può ritardare l’eventuale ingresso di truppe e tank a Gaza è la presenza di oltre 100 ostaggi israeliani (tra civili e soldati, vivi e morti, uomini, donne e bambini, anche con doppia cittadinanza) nei tunnel e nelle case delle tre fazioni armate palestinesi. La loro sorte è un punto interrogativo per Israele, specie di fronte delle dure proteste dei parenti degli ostaggi, che denunciano di essere stati “abbandonati” dalle autorità. I social sono inondati di richieste di informazioni e di aiuto.
Il premier Netanyahu ha nominato il generale in pensione Gal Hirsch “coordinatore per i prigionieri e i dispersi” con il compito di occuparsi della vicenda con pieni poteri, mentre l’esercito ha creato una sorta di unità di crisi per cercare di localizzarli. Nessun governo democratico al mondo può muoversi liberamente con il fardello di oltre 100 ostaggi in mano nemica. Lo Stato ebraico ha formalmente negato ogni trattativa con Hamas, sia sul conflitto sia sugli ostaggi. “Israele non sta conducendo alcun negoziato con Hamas tramite l’Egitto”, hanno detto fonti ufficiali aggiungendo che “per ora” si stanno combattendo “i terroristi che sono sul suolo israeliano. Non siamo coinvolti fino ad ora in alcuna trattativa sugli ostaggi”.(ANSA)