“I parenti delle vittime e dei dispersi sono disperati, chiedono giustizia per quello che è accaduto. Non si può morire a cento metri dalla costa, quando si è già quasi arrivati a destinazione. Noi, con le nostre indagini difensive, vogliamo capire se ci sono state delle responsabilità da parte dei soccorritori. Perché non sono intervenuti, dove è stato il cortocircuito istituzionale”. A parlare in una intervista all’Adnkronos è l’avvocato Luigi Ligotti, storico difensore di pentiti come Tommaso Buscetta o Gaspare Mutolo, che da ieri fa parte del team di legali incaricati da alcuni dei familiari delle vittime del naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro. Con Ligotti lavorano anche gli avvocati Francesco Verri, Vincenzo Cardone e Mitja Gialuz. Sono due i filoni di indagine della Procura di Crotone. L’inchiesta sul naufragio, che vede indagati quattro scafisti, tra cui uno irreperibile. E un altro sulla macchina dei soccorsi. Proprio oggi la Procura firmerà la delega ai Carabinieri. “Stanno acquisendo tutta la documentazione, tra cui le comunicazioni e altri documenti importanti – dice Ligotti – Noi ci chiediamo come mai la Guardia costiera non ha ritenuto di intervenire. Bisogna accertare nel più breve tempo possibile quale è stato il cortocircuito che ha impedito l’intervento della Guardia costiera che, forse, avrebbe evitato lo schianto davanti alla costa. Avrebbe consentito di segnalare che c’erano delle secche, perché loro non lo sapevano”.