C’era un sistema per accaparrarsi i cosiddetti fondi sisma per gli immobili danneggiati dal terremoto di Mantova nel 2012. Ecco perché le forze dell’ordine hanno effettuato decine di perquisizioni in abitazioni e studi tecnici in varie regioni italiane. Di mezzo ci sarebbe la ‘ndrangheta, ma senza i colletti bianchi, insospettabili e altrettanto famelici, gli uomini d’onore poco farebbero, specie in un territorio quale quello Mantovano che certo non è landa dimenticata dallo Stato, dove ci sono istituzioni attente. All’alba l’operazione dei carabinieri sui movimenti delle cosche nella fase post-terremoto 2012: epicentro Finale Emilia, colpì anche le province vicine. Migliaia di sfollati anche nel Mantovano e danni seri a edifici, aziende, chiese. Poi le manovre sui fondi destinati alla ricostruzione. La regia del piano sarebbe stata svolta dalla cosca Dragone, che avrebbe messo radici nel lombardoveneto. Non ci sono più i vecchi capi ma la nuova generazione c’è e sa come far fruttare il suo antico potere. La ‘ndrangheta che spara e campa di estorsioni non c’è più; adesso è silente, pronta alla grande occasione. E l’occasione è arrivata col denaro stanziato per aprire i cantieri. Dieci al momento gli ordini di custodia cautelare che hanno riguardato anche la borghesia mantovana, collusa e corrotta, disposta ad allearsi con i criminali pur di guadagnare soldi. Le cosche a Mantova ci sono, aspirano al comando, e spesso lo fanno.