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Dicembre,22,2024

Sulla Terra siamo 8 miliardi

Se maschio si chiama Taiwo, se femmina Yetunde o Aisha. Nomi africani, per il bambino numero 8 miliardi che ha visto la luce oggi 15 novembre. È la legge del calcolo probabilistico. L’Africa è il continente con la più alta natalità al mondo, confermano le Nazioni Unite, che hanno scelto la data del 15 novembre, simbolicamente, per farci sapere che siamo davvero tanti su questo pianeta. Forse troppi, se continuiamo a consumare le risorse ad un ritmo più rapido di quello che serve alla Terra per generarle.

Eravamo un miliardo nel 1800, 4 miliardi nel 1974, 7 miliardi soltanto dodici anni fa. Un trend impressionante, anche per i demografi, dovuto all’inerzia demografica, cioè al fatto che il tasso di natalità a livello globale, negli ultimi decenni, è sempre stato superiore ai due figli per coppia. In un circolo continuo, un numero maggiore di neonati significa anche più futuri genitori che a loro volta generano più figli. Nonostante il tasso di fertilità globale stia rallentando, l’inerzia demografica continuerà a far aumentare la popolazione ancora per molti decenni —l’Onu stima che la popolazione globale sarà compresa tra 8,9 e 12,4 miliardi nel 2100 — ma in modo geograficamente molto diseguale. «Dei dieci miliardi che saremo fra qualche decennio, un quarto nascerà in Africa — conferma Letizia Mencarini, professoressa di Demografia all’Università Bocconi —. La Nigeria, ad esempio, raddoppia ogni 28 anni la sua popolazione, con un tasso di crescita annuo del 2,5%. Vuol dire che in un futuro non lontano 1 bambino ogni 13 sarà nigeriano. L’Italia, come gran parte della Vecchia Europa, ha al contrario un tasso di natalità negativo. Siamo fermi a 1,25 bambini per coppia».

Il rapporto Onu «World Population Prospects 2022» preannuncia che l’India sostituirà la Cina come Paese più popoloso del mondo il prossimo anno. E fino al 2050 più della metà del previsto aumento della popolazione mondiale sarà concentrato in otto Paesi: Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Filippine, Egitto, Etiopia, India, e Repubblica di Tanzania. Complessivamente, i Paesi dell’Africa subsahariana — tra i più poveri del mondo — contribuiranno per più della metà dell’aumento previsto fino al 2050. Intanto, la quota della popolazione mondiale di età pari o superiore a 65 anni aumenterà dall’attuale 10 al 16 per cento nel 2050, trainata dalle «grigie» società occidentali.

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