Nel 2021, grande fuga dei medici dagli ospedali pubblici: 2886 medici ospedalieri, il 39% in più rispetto al 2020, hanno deciso di lasciare la dipendenza dal Servizio sanitario nazionale e proseguire la propria attività professionale altrove. Emerge da uno studio realizzato dal sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed. Nel 2021 la media nazionale dei medici dipendenti che hanno deciso di licenziarsi è stata del 2,9%, percentuale abbondantemente superata dalla Calabria, 3.8%, e dalla Sicilia, 5.18%. La Lombardia, che era già oltre la media italiana nel 2020, aumenta ancora i suoi dimessi del 43%. La Liguria in un anno triplica i medici che si dimettono, la Puglia passa dal 2.04 al 3.29. Una fuga senza precedenti, da regioni con storie, organizzazioni e realtà sanitarie completamente diverse. Ma unite da un comune sentire, afferma l’Anaao: i medici non vogliono più lavorare in ospedale e se ne vanno. Cosa cercano? Orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia. Cercano un sistema che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti e poter avere a disposizione più tempo anche per la propria vita privata. Raramente la motivazione principale è la maggiore remunerazione. Anche se lo stipendiop oramai è ridotto a circa il 50% di quello che offrono i paesi dell’ovest europeo, che entreranno in diretta competizione con l’Italia nella ricerca di personale sanitario nei prossimi anni.

