È piuttosto sconfortante. C’eravamo illusi che fosse finita e invece i contagi risalgono, in tutta Europa. E a preoccupare di più è anche il fatto che non sono chiarissime le ragioni di questo rimbalzo. La nuova ondata si fa sentire in Germania (300 mila contagi al giorno), nel Regno Unito, Danimarca, Francia e Italia. Le cause possibili? Riduzione o eliminazione delle restrizioni, maggiore trasmissibilità di Omicron 2, calo di protezione dei vaccini. Nonostante questo, si spera ancora di poter rispettare la nostra road map: dal primo aprile niente green pass nei locali all’aperto, negli alberghi, nelle palestre, nei negozi e nei musei. Niente quarantena in caso di contatto con un positivo. Per Clelia Di Serio, ordinario di Statistica Medica all’Università San Raffaele di Milano “il dato in Italia era atteso, perché ogni volta che c’è un allentamento delle misure restrittive si ha come conseguenza una crescita dei contagi; dunque, più che guardare al numero dei casi, in questo momento vanno monitorati i due indici più affidabili e indicativi che sono le ospedalizzazioni e l’occupazione delle terapie intensive”. Però è fondamentale in questa situazione non abolire l’obbligo delle mascherine al chiuso. Va anche detto che la severità della malattia è molto diminuita. Se si considera il rapporto tra i ricoverati rispetto ai positivi, oggi siano allo 0,88% mentre fino a poco tempo fa eravamo al 3-4%, ed anche l’indice di guarigione è molto alto. Un anno fa, in Italia, continuava a salire, toccando il 38%, l’occupazione dei posti nei reparti ordinari. Attualmente è invece stabile al 13%. Anche l’occupazione delle intensive è stabile al 5%, mentre esattamente un anno fa era in crescita, arrivando a quota 34%. In Calabria è stabile al 7%.