Sono quattro le persone indagate per la morte, a causa di una emorragia addominale, dell’ex presidente dell’Us Catanzaro Giuseppe Cosentino. Si tratta di medici della Casa di Cura Caminiti di Villa San Giovanni che hanno avuto in cura l’ex patron giallorosso per un intervento di colecistectomia per via laparoscopica, e che ora sono accusati dal sostituto procuratore di Reggio Calabria Nunzio De Salvio, di cooperazione nel reato di omicidio colposo in relazione alla responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario. E’ quanto emerge dall’avviso di conclusione indagini notificato ai quattro indagati: si tratta del chirurgo Antonio Diomede Trimarchi, responsabile dell’equipe operatoria; dell’anestesista Maurizio Tescione, del medico di guardia Luca Messina e del consulente cardiologico Domenico Antonio Foti. Inizialmente erano stati indagati 9 tra medici ed operatori sanitari. Secondo quanto emerge dall’avviso di conclusione indagini, firmato anche dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gerardo Dominijanni, i medici avrebbero cagionato la morte di Cosentino per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nell’esercizio della professione medico sanitaria, data dalla violazione delle raccomandazioni previste dalle linee guida nazionali e internazionali di riferimento e delle buone pratiche clinico assistenziali. Secondo la procura Cosentino sarebbe stato sottoposto ad intervento chirurgico nonostante l’assenza di una condizione critica, in violazione delle linee guida che prescrivono di posporre un intervento in elezione di almeno 12 mesi rispetto ad un impianto di stent coronarici e che suggerisce, in relazione al rischio emorragico derivante dall’intervento, l’applicazione della terapia antiaggregante. Nella fase post-operatoria, in presenza di un paziente che presentata un elevato rischio emorragico conseguente alla scelta di praticare l’intervento chirurgico di colecistectomia laparoscopica con contestuale sostituzione della terapia antiaggregante, non veniva attivato un percorso di monitoraggio post-operatorio in sicurezza volto a ridurre le conseguenze negative di una possibile emorragia. Cosentino morì il 13 luglio dello scorso anno, nonostante il disperato tentativo di salvargli la vita da parte dei medici del reparto di Rianimazione del policlinico “Mater Domini” di Catanzaro, dove era giunto in gravissime condizioni. Ora i difensori degli indagati (gli avvocati Giuseppe Milicia, Maria Scaramozzino, Giuseppe Mazzetti, Carlo Morace e Natale Polimeni) avranno venti giorni di tempo per chiarire le posizioni dei propri assistiti con ogni atto utile ad assicurare il diritto di difesa, ad esempio depositando memorie o chiedendo di essere ascoltati dal pubblico ministero. Solo dopo la Procura deciderà se procedere con una richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio.

