Giuseppe Conte in un video su Corriere.it intercettato davanti alla sua casa a Roma a chi gli chiede se ci sia rimasto male per il durissimo post di Beppe Grillo, risponde che la svolta autarchica è una mortificazione per una intera comunità. Le tensioni interne al movimento rischiano di incrinare anche gli equilibri raggiunti in Calabria, dove PD e 5S hanno di fatto indicato a presidente l’imprenditrice Maria Antonietta Ventura. Ma adesso? Che succede? Il garante è stato tranchant: Conte non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi. Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco». La cosa non potrà non avere ripercussioni sui territori. In Calabria l’accordo è stato siglato personalmente da Giuseppe Conte per il Movimento. Ma di quel Movimento Conte non fa più parte. Ha detto che si spenderà anche come privato cittadino per onorare il patto con i vertici dem. Ma la situazione può cambiare da un momento all’altro. Ernesto Magorno, anch’egli candidato a Presidente, parla di un quadro politico che assume connotati di sgretolamento e incertezza. Magorno, che aveva dato la sua disponibilità a un passo indietro in nome di una ricomposizione delle alleanze sotto la guida di un giovane sindaco, prendo atto del fatto che nessun altro è disposto a rimettersi in gioco per il bene della Calabria, si ferma e chiama a raccolta tutte le migliori forze che la Calabria esprime, dall’area cattolica e liberale a quella socialista. Magorno insomma si pone come punto di riferimento per tutti coloro che intendono spendersi per il futuro della Calabria creando una coalizione ampia, plurale e ispirata ai valori delle più mature e solide socialdemocrazie.

