Gli ultimi dati sul monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sono da allarme rosso. Le cifre sono riferite al 2019, quando ancora non c’era la pandemia. Il timbro lo ha messo la Corte dei conti nel rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica. Numeri impietosi che relegano la Calabria all’ultimo posto nella classifica nazionale. Il punteggio raggiunto è 125. Un dato incredibile se si pensa che l’anno prima la Calabria aveva raggiunto 162, due punti oltre la soglia fissata da Agenas. Il dato è importante, perché dentro c’è tutto il sistema sanitario: ospedali, distretti, specialistica, interventi, ambulatori, cliniche, residenze sanitarie, case salute. Nel 2019 le cose sono andate malissimo. La percentuale dei ricoveri fuori regione sul totale è stata del 19,6%. Anche il sistema dell’emergenza-urgenza è debole. 22 minuti tra la chiamata e l’arrivo dei mezzi di soccorso: troppi. Molto bassi i dati sugli screening oncologici, troppo alta la percentuale dei parti cesarei. Un altro indicatore limite è quello che riguarda i pazienti con frattura al collo del femore operati entro due giorni. In Calabria il dato si ferma al 35,5%. Altro aspetto quello riguardante l’assistenza territoriale ad anziani e disabili. Anche in questo caso la Calabria sconta una generica carenza di posti in strutture residenziali e semiresidenziali. A chiudere il tutto è la mobilità passiva al 19,6%. Le cifre sarebbero in ulteriore peggioramento se si guarda al 2020. Il Covid ha cancellato i servizi territoriali e ridotto le prestazioni ospedaliere. I ricoveri urgenti sono calati del 30%; addirittura del 58% sono calati i ricoveri ordinari. 2/3 dei day hospital cancellati, 60% degli interventi chirurgici rinviati. Tutti indicatori che non promettono bene e che certamente non permetteranno alla Calabria di uscire dal piano di rientro entro il prossimo anno. E’ sempre più evidente la necessità di superare il Commissariamento.
