La Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria sferra un altro duro colpo alla cosca De Stefano e con l’operazione “Trash” svela gli interessi economici e le modalità di infiltrazione nel lucroso settore imprenditoriale dello smaltimento dei rifiuti. Un’operazione molto complessa e brillantemente condotta dalla Squadra Mobile di Reggio alla quale questa mattina il questore Raffaele Grassi insieme al capo della Squadra mobile Francesco Rattà, rivolge i suoi più sentiti complimenti per il lavoro svolto. Pesanti le accuse di estorsione pluriaggravata per Orazio De Stefano catturato nel 2004 dopo 16 anni di latitanza, per il nipote Paolo Rosario e altri tre esponenti del casato mafioso di Archi ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e varie estorsioni. Dalle indagini fatte, come ha messo in risalto lo stesso questore Grassi, era “De Stefano ad impartire le direttive strategiche ai sodali dell’organizzazione che controllava il comparto rifiuti”.
Un comparto che faceva gola così come “la società di smaltimento rifiuti Fata Morgana S.p.A che, fallita negli anni scorsi, gestiva la raccolta differenziata. Il clan mafioso controllava questa società e altre operanti nel settore – continua il questore – imponendo non solo il pagamento di ingenti somme di denaro ma anche obbligava la scelta di fornitori compiacenti e l’assunzione di personale gradito”.
Su questa “cupola” di interessi vi era il boss De Stefano seguito dal “nipote Paolo Rosario che, insieme ai soggetti fermati, manteneva i rapporti con le parti interessate e quindi con Salvatore Aiello della società a capitale misto Fata Morgana e con i manager di quelle a capitale privato eseguendo così gli ordini dello zio” – aggiunge Grassi – Lo Stato continua il suo ferreo contrasto alla ‘ndrangheta e l’operazione odierna ribadisce il lavoro determinante della Polizia di lotta e contrasto alle cosche mafiose. Rosario De Stefano è stato latitante per quattro anni e fu catturato nel 2009 dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria. Oggi, l’accusa che gli contesta la D.D.A. – aggiunge il questore – è di essere un coordinatore della cosca De Stefano, in posizione subordinata rispetto allo zio Orazio ma era lui che riscuoteva le somme impartendo disposizioni agli altri affiliati al fine di porre in essere azioni correlate alla consumazione delle attività estorsive”.
Sono state proprio le dichiarazioni rese da Salvatore Aiello, confermate dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria (tra cui le attività d’intercettazione nei confronti degli esponenti della cosca De Stefano), a svelare, scrivono gli inquirenti, “le dinamiche criminali dello spolpamento della Fata Morgana S.p.a. da parte della ‘ndrangheta, e più in generale delle infiltrazioni nel lucroso settore economico dei rifiuti che si regge su lauti finanziamenti pubblici, anche attraverso la creazione e gestione di società a partecipazione pubblica”. Le attività criminali dei De Stefano “hanno finito per determinare – annota la Procura reggina – l’inesorabile declino finanziario e la capitolazione della società mista Fata Morgana S.p.A. e delle aziende private dell’indotto”.