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Novembre,25,2024

'Ndrangheta: 11 provvedimenti di fermo contro la cosca Pesce di Rosarno

Operazione di Polizia contro la ‘ndrangheta per l’esecuzione di 11 provvedimenti di fermo. Si tratta di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della cosca Pesce di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. L’accusa mossa nei loro confronti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e’ di associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante Marcello Pesce, arrestato dalla polizia l’1 dicembre 2016, nonche’ di traffico e cessione di sostanze stupefacenti. L’operazione e’ stata chiamata in codice “Recherche”. Le indagini hanno consentito di individuare la rete di complicita’ che per anni ha protetto la latitanza del boss, permettendogli di continuare a giocare un ruolo importante nel panorama ‘ndranghetistico della fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria, ma anche di ricostruire l’operativita’ di gran parte di affiliati a lui facenti capo e le numerose attivita’ economiche riconducibili al sodalizio. Fra gli arrestati anche i fiancheggiatori che curavano e gestivano la latitanza del boss, fungendo da “vivandieri”, assicurandone i collegamenti con gli altri membri della cosca e, piu’ in generale, con i familiari; procurando appuntamenti con soggetti terzi o riportando e trasmettendo i messaggi del boss latitante. Nell’elenco degli arrestati figura il nome di Rocco Pesce, figlio di Marcello. Rocco Pesce, secondo la Polizia, e’ componente del primo livello della filiera di comunicazione con il padre durante la latitanza. Era lui che che, seguendo le direttive del padre, si occupava del controllo e del coordinamento delle attivita’ delittuose, teneva i rapporti con gli altri affiliati e con gli esponenti di vertice di altre cosche. Inoltre gestiva alcune aziende agricole, un centro scommesse e un traffico di sostanze stupefacenti.

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